
Nell’Adamello l’archivio della storia Mille anni raccontati con la neve
di Milla Prandelli
PASSO DEL TONALE (Brescia)
Il ghiacciaio dell’Adamello, il più profondo d’Italia, è un importantissimo archivio dei cambiamenti climatici, ambientali e umani delle Alpi Italiane, della Lombardia e dell’Europa. Mette, difatti, a disposizione almeno 1000 anni di nevicate sui ghiacciai e fornisce una serie di "livelli" grazie a cui è possibile ricostruire molti eventi. Lo spiega il professore Valter Maggi, professore ordinario presso Dipartimento di Scienze della Terra e dell’ambiente dell’Università di Milano-Bicocca e membro dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche: uno dei più eminenti glaciologi italiani. "Stiamo lavorando nell’ambito del progetto Climada, reso possibile dalla perforazione ADA270, che ci ha consentito di prelevare una carota di ghiaccio da 224 metri dal Pian di Neve, che abbiamo portato nei laboratori dell’Università Milano Bicocca in blocchi da 70 centimetri. Per ora abbiamo identificato con certezza due livelli, ma siamo vicinissimi a studiare il terzo, che abbiamo già identificato e che è quello che riguarda la prima guerra mondiale". Il lavoro portato avanti dal professor Maggi e dai suoi collaboratori è entusiasmante. Il ghiacciao più grande d’Italia, esteso sulle province di Brescia e Trento e un vero e proprio archivio che, grazie agli scienziati milanesi e bresciani delle università Bicocca, di Brescia e Politecnico di Milano, può essere letto e compreso. A Unibicocca spetta l’analisi della "storia del ghiaccio". "Il primo livello identificato con certezza- spiega Valter Maggi – è Chernobyl, che ci ha fatto trovare l’isotopo cesio nel ghiaccio, in quantità ridottissime, naturalmente. È collocato a pochi metri dalla superficie. E probabilmente ora è ancora più vicino poiché la carota è stata prelevata nel 2019 e nel frattempo il ghiaccio è andato sciogliendosi. Il secondo livello risale al 1962 e riguarda le esplosioni di bombe termonucleari russe e americane . Anche in questo caso è rimasto il Cesio, pure in quantità ridotte". Il terzo livello sarà quello che riserverà più sorprese, perché implica la presenza umana e animale sui ghiacci adamellini. È quello della Guerra Bianca, che qui vide i militari italiani battagliare con gli alpenj äger austroungarici. "Stiamo ancora studiando e non abbiamo al momento dati certi –rimarca Maggi – ma sicuramente si troveranno resti della presenza di animali e uomini, come per esempio vegetali non della montagna come il fieno, che era portato da valle per sfamare le bestie. Dovremmo trovare resti di esplosioni e quindi azoto, anche se l’azoto è naturalmente presente ovunque, spore di funghi e molto altro. Abbiamo tanto da scoprire".