Bergamo, il monastero Matris Domini chiude dopo 751 anni: le suore domenicane trasferite in Toscana

“L’età avanza e siamo rimaste in cinque”. Incerto il destino del complesso di via Locatelli, luogo che da secoli è un punto di riferimento per la comunità bergamasca

Una foto di gruppo delle suore del monastero Matris Domini

Una foto di gruppo delle suore del monastero Matris Domini

Bergamo, 28 marzo 2024 – Non siamo più una comunità ma una “famigliola“. I numeri sono quelli che sono, l’età avanza. E dunque, laconicamente: siamo al commiato. Una notizia di Pasqua che i bergamaschi avrebbero preferito non ricevere. Dopo 751 anni di storia chiude il monastero Matris Domini di via Locatelli, luogo che da secoli è un punto di riferimento per la comunità bergamasca.

Le suore domenicane che vivono nella struttura sono rimaste solo in cinque. Con questi numeri, ha spiegato suor Angelita Roncelli, la comunità fatica a portare avanti le attività liturgiche e le incombenze quotidiane (anche per via dell’età non più giovane di gran parte delle religiose) e non può neppure eleggere una nuova priora. L’ordine religioso domenicano ha così deciso per il trasferimento in Toscana, nel monastero di Santa Maria della Neve e San Domenico, a Pratovecchio Stia, in provincia di Arezzo, dove si uniranno ad un’altra comunità.

Già da una decina di anni le suore si interrogavano sul loro futuro. Inizialmente avevano chiesto ad altre comunità di unirsi, ma senza riscontri positivi. Da qui, tristemente, la decisione di traslocare. Il trasferimento verrà completato entro settembre, mentre questi ultimi mesi saranno dedicati a concludere la procedura amministrativa. Entro maggio è atteso il via libera del Maestro dell’Ordine, successivamente saranno inviati al Dicastero della Vita religiosa. Ne seguirà il decreto di chiusura e di fusione per incorporazione.

Adesso resta un grande punto di domanda sul destino del monastero. La chiesa, di origine romanica, ristrutturata in stile barocco nel Seicento, resterà luogo di culto e probabilmente passerà alla parrocchia di Pignolo, ma il complesso è vincolato dalle Belle Arti. Futuro incerto invece per il monastero, che è composto dalla foresteria, che conta dieci camere e gli spazi in uso alle religiose (le celle, il refettorio, le sale per le attività della comunità, due chiostri e un giardino coltivato a ortaglie). Sarebbe bello restasse tale, un monastero, ha commentato la priora: la struttura è ben mantenuta, ha un significato profondo, la soluzione più indolore per le domenicane sarebbe la cessione a un’altra famiglia religiosa. Non solo. Qui è presente anche un piccolo museo, inaugurato nel 2000, aperto al pubblico nel fine settimana e visitabile su richiesta, dove sono conservati affreschi medievali, tra i più antichi della Lombardia, e splendidi tondi di vetri policromi che ornavano la chiesa prima del rifacimento barocco.

Resta in campo anche l’ipotesi di un’acquisizione da parte di privati, anche se riesce difficile pensare si possano realizzare interventi di edilizia per “trasformare“ il monastero.