Incendio nel resort in Kenya, Michela Boldrini è morta: "Mi diceva: sto meglio"

Condizioni precipitate, troppo gravi le ustioni della 39enne bergamasca. Lo sgomento dei familiari: nelle scorse ore l’appello per donare il sangue

Michela Boldrini

Michela Boldrini

Bergamo -  «Al telefono Michela mi aveva rassicurata che si sarebbe ripresa, poi le cose sono precipitate. Dal consolato mi avevano avvisato che le sue condizioni erano peggiorate a causa delle gravi ustioni". A parlare, sconvolta dalla tragedia, è Laura Scaruffi, la mamma di Mattia Ghilardi, il 36enne panettiere di Grosotto (Sondrio) scampato al terribile rogo scoppiato nei giorni scorsi a Watamu, in Kenya, e che ha devastato il resort Barracuda Inn dove si trovava per un periodo di vacanze proprio con la cugina Michela Boldrini, morta ieri mattina per le ustioni riportate nell’incendio. Michela, 39 anni, era ricoverata da sei giorni all’ospedale Aga Khan di Mombasa. La donna, che era originaria di Adrara San Martino e abitava a Sarnico, nella Bergamasca, era apparsa da subito in condizioni gravi. Ricoverata in terapia intensiva, con il trascorrere dei giorni il suo quadro clinico ha presentato delle complicazioni al punto che le sue condizioni si sono aggravate.

Quando è scoppiato l’incendio nel resort di Watamu, Michela Boldrini era arrivata alla fine della sua vacanza. Sarebbe dovuta rientrare in Italia il giorno dopo. Sarebbe ritornata a Sarnico, dove viveva e lavorava. "Non hanno avuto il tempo di scappare - racconta Gabriella Poli, dell’Agenzia viaggi Controvento, che aveva venduto il viaggio alla donna -. L’incendio è scoppiato in un ristorante del paese. Si è propagato subito perché c’era vento forte. Il resort era vicino al locale ed è stato investito dalle fiamme. Loro erano rientrati nell’hotel per recuperare i documenti di viaggio, quando sono stati sorpresi dall’incendio. Era due anni che aspettava questo viaggio, è stata una grande fatalità, è il destino". Boldrini lavorava come segretaria nell’agenzia di assicurazioni Axa sul lungolago di Sarnico. "Siamo sotto choc - racconta Tiziana Cremaschi, una collega che parla a nome di tutti gli impiegati dell’ufficio -. Lavorava qui dal 2018. Amava viaggiare, era molto sportiva. Faceva arrampicata e aveva giocato a volley. Era una persona di cuore".

La madre della 39enne, Mariangela, è atterrata ieri mattina nella città keniana, assistita dall’Ambasciata d’Italia che, attraverso il Consolato onorario, ha seguito fin dall’inizio la vicenda in contatto con le autorità locali. Proprio nelle scorse ore, dall’ospedale, e poi dalla famiglia e dall’agenzia viaggi che aveva organizzato il soggiorno, era stato lanciato un appello social per trovare sangue per salvare la donna, e all’appello avevano risposto in tanti. Michela era volata in Kenya per quel viaggio a lungo sognato con il cugino Mattia, anche lui rimasto ustionato ma ora fuori pericolo. Nel resort si trovavano 180 turisti italiani, la maggior parte dei quali si era messa in salvo fuggendo in spiaggia. Quando è scoppiato il furioso incendio, Mattia Ghilardi e la cugina Michela Boldrini avevano deciso di tornare in camera per recuperare i propri documenti, preoccupati che il passaporto potesse andare perso. Il rogo sarebbe partito dalla cucina di un vicino ristorante e avrebbe raggiunto, oltre al Barracuda Inn, il vicino resort Mapango, oltre a qualche abitazione di Blue Lagoon, una delle baie paradisiache a Sud di Malindi.