GIULIANA LORENZO
Cronaca

Mahdavi lotta anche per i suoi diritti. A Parigi 2024 nella squadra dei Rifugiati

Viene dell’Iran dove non potrà più tornare. Vive a Pioltello e l’Italia lo ha letteralmente adottato

La spasmodica ricerca di un risultato sportivo guida tutti gli atleti. Un fuoco sacro che arde per la realizzazione delle proprie ambizioni. Non sempre però è così facile, c’è chi prima di poter sognare deve essere messo in condizioni di farlo. C’è chi deve lottare per i propri diritti come Iman Mahdavi, atleta iraniano, rifugiato in Italia, residente a Milano che è stato nominato membro della Squadra Olimpica dei Rifugiati del CIO per Parigi 2024. La formazione del team è stata approvata dal Consiglio Esecutivo del CIO e lo status di rifugiato è stato verificato da UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Per la prima volta ai Giochi Olimpici ci saranno due residenti in Italia, oltre Mahdavi, che gareggia nella lotta libera (74kg) anche Hadi Tiranvalipour del taekwondo: i due sono entrati a far parte del Programma Olimpico per i Rifugiati rispettivamente nel 2022 e 2023. Il lottatore, nato in Iran nella cosiddetta ’’wrestler’s region’’, sulle sponde del Mar Caspio, è arrivato nel Bel Paese nel 2020, dopo aver attraversato a piedi il confine con la Turchia.

È fuggito da quella terra in cui la libertà d’espressione non trova nessuna realizzazione, è fuggito perché è una persona ’’libera’’, come ha spiegato tempo fa in un’intervista.

Fin da piccolo si avvicina a quello che è uno degli sport più affermati e popolari della sua terra, seguendo le orme del padre (che è arrivato pure ai Giochi Olimpici) e laureandosi sette volte campione juniores. Negli anni la situazione socio – politica dello stato in Medio Oriente inizia a essere soffocante, il controllo è l’arma che più viene utilizzata. Non può più sopportare di vivere in un contesto in cui ci sono linee guida comportamentali che violano i diritti umani. Fugge dall’Iran, senza sapere se sarà mai possibile tornaci. Non si guarda indietro, dopo un viaggio tortuoso e complesso, in Italia, chiede asilo politico. Saluta i propri affetti più stretti e lo fa per un bene più grande, crearsi una speranza per il proprio futuro.

Oggi, ha il passaporto blu da rifugiato che gli permette di andare ovunque ma non di tornare dove è nato, dove ci sono la madre e i fratelli: anche in questo non è del tutto libero, lì probabilmente farebbe una brutta fine. Senza parenti e amici riparte. A Pioltello, nei pressi di Milano, incontra sulla propria strada l’associazione sportiva Lotta Club Seggiano e il suo Presidente, Beppe Gammarota che lo aiutano a entrare nel programma del CIO per gli atleti rifugiati. Proprio grazie a questa possibilità riesce a realizzare il sogno dai cinque cerchi olimpici che a tratti sembrava complesso.

A Mahdavi è stato infatti negato il visto d’ingresso in Azerbaijan per il Torneo Continentale di Qualificazione Olimpica di Baku. Con la carta olimpica ormai in tasca e con una buona dose di fiducia si cimenterà comunque nel weekend a Istanbul, nei 74 chilogrammi dove, invece, l’azzurro Frank Chamizo cercherà la qualificazione.

"La selezione di Iman Mahdavi e Hadi Tiranvalipour per Parigi 2024 è senza dubbio un traguardo importantissimo non solo per i due atleti selezionati ma per ciò che esso rappresenta per la causa dei rifugiati e per l’Italia che li ha accolti": ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.

Che aggiunge: "Le persone in fuga sognano di poter ricostruire il proprio futuro in sicurezza e dignità. Troppo spesso la narrazione che li riguarda mette in luce solo i bisogni primari tralasciando il talento, il coraggio e la determinazione che portano con sé. Lo sport rappresenta uno dei palcoscenici più importanti per ribadire i valori della solidarietà e dell’inclusione e per questo siamo grati al CONI per l’impegno dimostrato nel sostenere gli atleti rifugiati nel loro sogno olimpico".