L’ospedale sarà demolito e rinascerà come polo per donne e bebè

Il sindaco Bertocchi: "Una parte dei finanziamenti è già a disposizione"

Migration

(Bergamo)

Diventerà un polo dedicato alla mamma e al bambino l’ospedale di Alzano Lombardo, il comune della media Valle Seriana che con Nembro e Bergamo è stato tra i più colpiti dalla prima ondata di Covid in Italia. La struttura, al centro di uno dei capitoli dell’inchiesta sulla gestione della pandemia che la Procura di Bergamo si appresta a chiudere, verrà chiusa gradualmente per essere poi svuotata e demolita. La notizia è stata confermata dal sindaco di Alzano, Camillo Bertocchi, che ha spiegato che "in contemporanea verrà costruito e aperto un nuovo edificio che ospiterà tutte le specialità per i bimbi e le donne di ogni età: dalla pediatria al punto nascita, dalla neuropsichiatria infantile alla ginecologia fino alla geriatria". "Una parte dei finanziamenti – sottolinea Bertocchi – sono già arrivati e mi aspetto che in un anno vengano almeno approvati i progetti". Nel “libro dei sogni“ dell’amministrazione comunale di Alzano c’è anche la nascita, nel vicino monastero, di un distaccamento della facoltà di medicina e, in un ex cementificio, di un istituto tecnico superiore per 1.500 studenti. "Per questo – prosegue Bertocchi – ho appena incontrato uno dei sottosegretari all’istruzione che è venuto di persona ad Alzano. Bisogna, però, trovare la via per accedere ai fondi del Pnrr".

Le nuove strutture fanno parte della voglia di ricostruire che anima il paese della media Valle Seriana, anche se mai verrà cancellata la memoria di quella tragedia che ha colpito la Bergamasca nel 2020, testimoniata dalle immagini delle lunghe fila di camion dell’esercito con sopra migliaia di bare contenenti le persone morte a causa del Covid. "Il dolore è ancora forte – conclude Bertocchi –, ma c’è anche una grandissima voglia di reagire". Anche le inchieste giudiziarie nate attorno alla pandemia stanno per arrivare a un punto fermo e non sono esclusi colpi di scena. I magistrati bergamaschi stanno per tirare le somme dell’indagine in cui ad alcuni tecnici di Regione Lombardia e di Ats è contestato il reato di epidemia colposa. Indagine che riguarda, oltre il presidio ospedaliero di Alzano, anche la mancata istituzione di una zona rossa nella Bergamasca, dove - come avrebbe confermato la consulenza del microbiologo Andrea Crisanti -, il virus circolava già da tempo, fino ad allargarsi al mancato aggiornamento del piano pandemico e alla mancata applicazione su tutto il territorio nazionale di quello esistente.

Michele Andreucci