Lite finita in tragedia, automobilista a processo

L’imputato non era in aula. Vittorio Belotti, 50 anni, di Montello, ai domiciliari dopo un periodo di carcere, deve rispondere di omicidio volontario aggravato dai futili motivi: è quanto gli contesta il pm Letizia Alosio.

Al momento di quel banale incidente, finito in tragedia, Belotti era alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Ora l’uomo è in cura al Sert (tre volte la settimana). La vittima si chiamava Walter Monguzzi, 55 anni, agente di commercio di Osio Sotto. Alla prima udienza in Corte d’Assise (presieduta da Giovanni Petillo, a latere la collega Sara De Magistris), l’accusa ha chiesto l’esame dell’imputato e dei testimoni che videro l’incidente, l’ammissione delle intercettazioni ambientali, otto conversazioni, anche in carcere, per l’accusa importanti. Parte civile la figlia della vittima, Martina, e la moglie, Nives Ceruti, rappresentate dall’avvocato Federico Pedersoli. Mentre Belotti è difeso dagli avvocati Andrea Pezzotta e Nicola Stocco. Prossima udienza il 9 giugno.

Accadde tutto domenica 30 ottobre, verso le 12.30 a Montello. L’antefatto è una mancata precedenza alla rotatoria poco prima dell’incrocio tra via Papa Giovanni XXIII e via Silvio Pellico: Belotti, con la Fiat Panda, non la dà a Monguzzi, alla guida della sua moto Bmw. Al semaforo arriva prima l’automobilista, il motociclista lo affianca sulla sinistra. Belotti dirà di aver abbassato il finestrino per scusarsi e che Monguzzi lo insultò prendendo a calci l’auto e perse l’equilibrio. Dei testimoni hanno raccontato che fu l’automobilista a spostarsi, facendo cadere il motociclista, che fu poi investito da una Bmw. L’imputato non si fermò dopo la caduta di Monguzzi, i carabinieri lo recuperarono in un secondo momento, a casa sua.

Francesco Donadoni