FEDERICA PACELLA
Cronaca

L’impiego nel pubblico non attira, Inps snobbato: servizi a rischio in Lombardia

Assunzioni bloccate per anni, stipendi bassi rispetto al privato, costi della vita alle stelle nelle città. Nell’Istituto nazionale di previdenza mancano più di 300 persone. I sindacati proclamano l’agitazione.

Una sede Inps

Una sede Inps

Anni di blocco delle assunzioni per non incrementare la spesa pubblica, retribuzioni poco attrattive rispetto a quelle del privato, soprattutto a fronte degli alti costi nelle città lombarde. Così l’Inps si ritrova con una carenza di personale che ora, dicono i sindacati, rischia di portare a un punto di non ritorno. Partiamo dai dati. Quelli dell’Inps aggiornati al 21 aprile dicono che in Lombardia su 455 posti messi a bando, ne sono stati assegnati 156 mentre 12 hanno rinunciato.

L’analisi dei sindacati (Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa, Confsal Unsa, Flp Epne, Confintesa, Usb Lombardia) evidenzia un 57% di scopertura del personale, in quanto delle 471 persone assegnate alla Lombardia, nonostante la carenza fosse di 830 unità, hanno preso servizio lo scorso 17 aprile solo in 355. Ma la situazione è in costante evoluzione, perché nel corso dell’anno ci saranno pensionamenti e mobilità, mentre stanchezza, frustrazione ed età avanzano tra i dipendenti.

Per questo, in tutto il territorio regionale è stato dichiarato lo stato di agitazione del personale, anche a tutela dei lavoratori (si teme che possano esserci ripercussioni sulla produttività, con conseguenti penalizzazioni sui compensi incentivanti). Secondo il quadro raccolto dalla segreteria Cisl Lombardia, a Sondrio, ad esempio, l’età media dei 55 dipendenti è di 58 anni e si prevede un 30% di pensionamenti, ma le assunzioni previste sono solo 12 di cui per ora solo 2 coperte. A Bergamo nel 2023 resteranno scoperti 52 posti per pensionamenti, ma non sono previsti nuovi arrivi. Per quanto riguarda Como, la sede vede in servizio 122 persone, ma il fabbisogno sarebbe di 220. A Brescia, nel 2019 c’erano 324 lavoratori, ma dopo ben due concorsi quest’anno si arriverà a mala pena quota 300.

"Siamo preoccupati per la tenuta dei servizi – ha spiegato Marcello Marroccoli, segretario Cisl Funzione Pubblica Brescia, nel corso del presidio davanti alla Prefettura –. Scioccante, inoltre, l’ipotesi di privare la Lombardia di attività proprie dell’Inps per delocalizzarle in altre regioni". La richiesta è di indire subito nuovi concorsi ed usare le graduatorie che già esistono. "Si sta perdendo il know how", aggiunge Giuliana Serino, Rsu Brescia. "Il timore – evidenzia Francesca Baruffaldi, Fp Cgil Brescia – è che si vada progressivamente verso la privatizzazione anche di questi servizi essenziali e che l’Inps possa essere ridotto ad un call center".