REDAZIONE BERGAMO

Incidente sul lavoro, elettricista ucciso dal muletto. "Non ho fatto in tempo a vederlo"

Al processo per l’incidente il racconto dell’imputato di omicidio colposo

Ieri è toccato a Lucian Sturzu (assistito dall’avvocato Michele Olivati) raccontare quello che è successo quella maledetta giornata, un grave infortunio sul lavoro. Siamo al 5 dicembre del 2018 al Diesse Rubber Hoses di Filago. Sturzu, imputato di omicidio colposo, era alla guida del muletto che trasportava una bobina di cento chili. Nel capannone si trovava anche Matteo Ragazzi, elettricista di 38 anni, di Bonate Sotto, morto dopo 18 giorni di ricovero al Papa Giovanni XXIII. L’elettricista era un dipendente della ditta Elettrobanatese di Bonate Sopra. Quel giorno stava riavvolgendo un cavo elettrico, un lavoro di manutenzione programmato da tempo. "Lui era accovacciato a terra, piegato intento a fare il suo lavoro e io non ho fatto in tempo a vederlo, anche via della bobina che era sul muletto. Ho gridato, frenato immediatamente". Ha aggiunto che non andava forte. L’imputato a stento trattiene le lacrime. E per tutta l’udienza tiene la testa bassa.

In fondo all’aula ad ascoltare quei momenti strazianti anche la madre e la sorella di Matteo, qui parti civili e assistiti dall’avvocato Pierantoni. Oltre a Sturzu sono imputati anche l’ad della Diesse Rubber e il titolare della ditta Elettrobonatese dove lavorava la vittima. La tesi del pm, Giancarlo Mancusi, si basa sulla perizia del consulente tecnico, l’ingegnere Paolo Panzeri. Ovvero, il muletto funzionava bene, ma la visibilità era parziale per via della bobina che non è un carico stabile. Con una frenata brusca cade dalle forche. Come avvenne. Oltre al conducente del muletto, sono sfilati altri testi della difesa, operai della Diesse Rubber. "Resta da chiarire se l’elettricista morto stesse lavorando oltre la zona gialla, considerata zona di sicurezza e riservata al transito dei muletti. F.D.