
Non si era mai verificato in passato uno sciopero dei lavoratori dell’ateneo orobico; la contrattazione va avanti da un anno e mezzo ma senza esito
Bergamo, 6 novembre 2015 - Per la prima volta nella storia, i lavoratori dell’università di Bergamo sciopereranno. Lo sciopero sarà di 4 ore, la mattina di martedì 10 novembre, nelle stesse ore in cui il consiglio di amministrazione dell’ateneo certificherà il fondo per la contrattazione integrativa «senza stanziare, tuttavia – come ricordano i rappresentanti dei lavoratori –, adeguate risorse aggiuntive certe e stabili». Ieri mattina un centinaio di dipendenti tecnico-amministrativi si è riunito in assemblea e ha inscenato un presidio all’ingresso dell’ateneo nella sede di via dei Caniana. I lavoratori chiedono a gran voce soldi in busta paga per scatti di stipendio fermi da sei anni, il ritiro del criterio, a loro avviso «discrezionale», nel nuovo sistema di valutazione del personale e lo sblocco delle sostituzioni di breve durata per garantire almeno l’attività ordinaria degli uffici ormai al collasso.
La contrattazione dura da più di un anno e mezzo, senza esito. A guidare i lavoratori in presidio, c’erano i rappresentanti delle Rsu, Debora Tozzi e Marina Margheron (Flc Cgil) e Michele Timperanza, Milena Plebani e Silvio Castelli (di Cub Sur), i sindacati che hanno indetto lo sciopero.
«Il rettore ci ha definiti la spina dorsale dell’ateneo, i fatti facciano seguito a queste parole», ha detto Timperanza. Il personale amministrativo è di 227 dipendenti, con un rapporto personale- docenti del 72%, il terz’ultimo in Italia. E aggiunge: «Lo stipendio per la maggioranza di noi si aggira sui 1.200 euro ed è bloccato da sei anni. I conti sono a posto. L’anno scorso sono stati 15 milioni i risparmi. I soldi che arrivano dal ministero sono sempre di più (+6 milioni all’anno). Abbiamo chiesto a Remo Morzenti di investire anche su di noi, riconoscendoci almeno gli scatti economici per i prossimi anni, 40 euro lordi al mese. Purtroppo, gli aumenti promessi dal rettore sono pochi e una tantum. Per la cerimonia inaugurale l’ateneo ha speso più della metà degli 80mila euro con cui il rettore intende ripagarci». «I soldi – aggiunge Marina Margheron – sarebbero distribuiti tra noi 200 sulla base di un nuovo pagellino, basato su criteri comportamentali e non verificabili».