L’amore “proibito” in tribunale Il giudice assolve l’ex non ci fu violenza sessuale

Bergamo, la relazione alimentata dai social network è finita con una causa giudiziaria. Il ventenne accusato di ricattare la minorenne è stato condannato solo per diffamazione

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di Francesco Donadoni

Si sono trovati e si sono piaciuti: la classica scintilla. Per un po’ è stato vero amore, per quello che può essere tra due giovanissimi, lei addirittura minorenne, lui ventenne. Amore adolescenziale, dove si contempla l’uso dei social. Tant’è che per 4 mesi si sono sentiti solo via chat. Si cercavano, si volevano esplorare a vicenda, anche nella sfera sessuale. Per trovare intimità andava bene tutto, la stanza d’albergo, l’auto, un parco, o un campo sportivo. Poi qualcosa si è rotto, dopo la sera del 3 agosto 2018, quando si erano appartati in un campo sportivo, vicino al campeggio. Secondo l’accusa, ci fu violenza sessuale e a seguire il ricatto da parte del ragazzo di pubblicare foto spinte della vittima se lo avesse lasciato. La violenza sessuale è uno dei reati per cui è andato a processo (Collegiale, presidente Donatella Nava) R.V.Y. 20 anni, difeso dall’avvocato Gianfranco Ceci. Doveva rispondere anche di diffamazione, estorsione e stalking.

Il pm, Giampiero Golluccio, ha chiesto due anni e un mese. Mentre il difensore del ventenne l’assoluzione da tutti i capi perché il fatto non sussiste. "Il loro è stato un amore adolescenziale, ma quale violenza sessuale. Prima di quella sera avevano già avuto rapporti, anche a casa dei genitori di lei. E si sono sentiti ancora anche dopo quella sera. Le foto? Inviate e poi ritirate dai social in pochi minuti". Mentre la parte civile, con l’avvocato Sabrina Liguoro, di Milano (assiste la ragazzina e la mamma) ha chiesto la condanna per tutti i capi e una valutazione con severità tenuto conto che si tratta di una minore e la riqualificazione da violenza a atti sessuali con minore. La Corte ha condannato il giovane a 6 mesi per diffamazione, mentre è stato assolto dalle altre accuse.