
L’associazione, che conta 700 tesserati, deve traslocare da piazzale Marconi. Servono nuovi locali adeguati: il timore è un ridimensionamento delle attività.
Le valigie sono quasi ultimate, gli scatoloni sono pieni. L’addio ai locali è imminente: dal 28 febbraio il Dopolavoro ferroviario di Bergamo, l’associazione che riunisce i ferrovieri in servizio e in pensione, parenti e tanti soci esterni, dovrà lasciare la storica sede di piazzale Marconi, accanto alla stazione, che sarà demolita per la realizzazione della nuova stazione “europea”. Il momento è difficile per i 700 tesserati (tra Bergamo e provincia) del Dopolavoro: non solo non sanno quale sarà la loro futura sede, ma in ogni caso si vedranno ridimensionati. Un altro ambiente come l’attuale, sul lato ovest della stazione, pari a 2.500 metri quadrati, più altri 500 scoperti, quasi certamente non l’avranno più.
E così scomparirà anche un presidio socioculturale storico per la città. Perché il Dopolavoro questo è sempre stato: reading teatrali, tornei sportivi, serate musicali, gite culturali, sono numerose le iniziative che da quasi cento anni, da quando intorno agli anni ‘30 è nato il Dopolavoro ferroviario, vengono portate avanti dal collettivo che aveva casa in piazzale Marconi. "Quello che ci preme, è avere un altro luogo dove andare – sottolinea Giuseppe Ceprano, amministratore dell’associazione –. La nostra azione è molto vasta ed eterogenea, spaziamo su tanti progetti diversi. Tra quelli per noi più importanti, ci sono le iniziative nelle scuole per far conoscere ai ragazzi il nostro mondo e combattere il bullismo, insegnando ai ragazzi a non voltarsi dall’altra parte quando vedono un coetaneo che imbratta un treno".
"Nel 2024, per fare un altro esempio – prosegue Ceprano – abbiamo portato 100 persone a Milano a vedere il Cenacolo di Leonardo Da Vinci. E poi nella nostra sala polivalente ospitavamo anche la scuola di tango argentino Milonga. Infine ci occupiamo di welfare: ai nostri soci che hanno per la prima volta un bambino diamo un bonus di 500 euro". L’unica soluzione prospettata ai 700 soci è di avere una saletta all’interno dell’Urban Center. Le trattative con il Comune sono in atto.