FEDERICA PACELLA
Cronaca

La sanatoria come un boomerang Ok al 35% delle istanze lombarde

La procedura adottata nel 2020, tre anni dopo lascia una scia di rigetti. E il decreto flussi non aiuta

di Federica Pacella

Era il 13 maggio del 2020, l’Italia era in piena emergenza pandemica e, per agevolare le famiglie con anziani e le aziende agricole, il Governo col Decreto rilancio approvò la sanatoria per badanti e lavoratori agricoli. Una procedura d’emergenza che però, tre anni dopo, per molti o non si è conclusa o ha lasciato una scia di rigetti che rischia d’innescare una guerra fra poveri. Secondo i dati raccolti dalla campagna Ero straniero, che in questi tre anni ha monitorato l’attuazione della misura di emersione del 2020, al 10 maggio 2023 i permessi di soggiorno rilasciati dalle Questure a livello nazionale sono il 31,5% delle domande presentate.

In Lombardia la percentuale è del 35%: il resto deve ancora essere concluso o si è chiuso con un diniego, innescando una pioggia di ricorsi al Tar. La situazione varia di provincia in provincia: si va da meno del 26% di Milano al 62% di Bergamo. A Brescia i permessi rilasciati sono il 33% delle istanze, a Lecco il 57,32%, a Como il 31,23%, a Sondrio il 50,77%.

"La sanatoria – ricorda Driss Ennya, responsabile Ufficio immigrati Cgil Brescia, che da sempre denuncia la parzialità del provvedimento, dedicato solo ad alcune categorie – era nata da un’emergenza e non era a favore dell’immigrato bensì dei datori di lavoro. Adesso siamo al paradosso che ci sono persone che sono qui, integrate, che lavorano, ma si trovano un rigetto in mano; mentre d’altra parte è stato aperto il decreto flussi per far arrivare nuovi lavoratori".

"Le principali cause di rigetto? Innanzitutto la prova di presenza – spiega Ennya – perché chi è entrato clandestinamente non può presentarsi in un ente pubblico, come invece è richiesto dalla sanatoria. Proprio oggi ho avuto il caso di una persona che ha avuto un diniego perché la conferma della presenza era stata data da un medico privato e non viene considerata valida". Altro tema è la mancata dichiarazione di reddito dei datori di lavoro. "Ai lavoratori viene chiesto di indicare il reddito del datore. Molte domande sono state respinte per l’assenza di questo dato".

Si rischia così una bomba sociale. "A Brescia i permessi rilasciati sono 1.600 su oltre 5mila istanze: dove sono finiti gli altri 4mila? Come si fa a dire a una persona che aspetta da 3 o 4 anni di essere regolarizzata che deve andarsene dall’Italia? Molti saranno spinti alla clandestinità". Con l’ultimo decreto flussi si rischia addirittura di scatenare una guerra tra poveri. "Siamo nella situazione in cui chi è qua e lavorava da anni deve andarsene, mentre un altro della stessa comunità di appartenenza può venire a lavorare. E intanto le aziende restano senza manodopera".