Mornico, incidente sulla strada per il lavoro: Ndiaga Ladiane muore in bici a 49 anni

Scontro con un furgone sul quale viaggiavano i dipendenti di un cantiere. Inutili i soccorsi

soccorsi

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(Bergamo)

Si stava recando al lavoro in bicicletta. Ndiaga Ladiane, 49 anni, di origine senegalese, è stato travolto da un furgone di muratori lungo la strada provinciale 573 Ogliese, sul confine tra Mornico al Serio e Calcinate. In Italia dal 2001, la vittima viveva con il fratello a Mornico al Serio. La disgrazia intorno alle 6.30 lungo la via Baraccone. Il quarantanovenne in bici doveva raggiungere la carpenteria in cui lavorava. Poco prima di una rotatoria avrebbe attraversato la carreggiata e non è riuscito ad evitare il furgone con a bordo sette operai bresciani e bergamaschi: il mezzo proveniva in direzione opposta ed era diretto in un cantiere. L’impatto è stato violento. L’operaio senegalese e stato sbalzato dalla sella, la bicicletta accartocciata è finita nell’erba, a bordo strada.

Gli operai del furgone hanno cercato di prestare i primi soccorsi ed hanno subito chiamato il 112, ma le ferite riportate nello scontro non hanno lasciato scampo a Ladiane. Sul posto sono arrivate due ambulanze e un’automedica, ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Poco dopo è arrivato anche il titolare della carpenteria, datore di lavoro del senegalese, avvertito dalla Polizia stradale di Treviglio che si è occupata dei rilievi dell’incidente. Grazie anche ai filmati forniti dalla Polizia locale, la dinamica è apparsa chiara fin da subito, tanto che i mezzi non sono stati posti sotto sequestro.

"Ndiaga era in Italia ormai da anni, ma in Senegal aveva la moglie e tre figli – ha raccontato il cugino Gueye Oustaz Abdou, imam dell’associazione dei senegalesi di Bergamo -. Nel 2002 lo abbiamo ospitato a casa nostra ad Azzano San Paolo per qualche mese, poi si è trasferito dal fratello a Mornico. Qui in provincia di Bergamo aveva diversi cugini e due zii. Proprio a casa di uno zio, a Comun Nuovo, organizzeremo un momento di preghiera per ricordarlo".

Francesco Donadoni