Inchiesta Covid, il segreto degli inquirenti: "Pandemia trattata come un disastro aereo"

Dopo che è stata resa nota la chiusura delle indagini, i familiari delle vittime si sono ritrovati davanti alla procura di Bergamo: "Ci sono stati momenti in cui abbiamo temuto che la ricerca della verità potesse fermarsi"

Il presidio dei parenti delle vittime del Covid davanti alla procura

Il presidio dei parenti delle vittime del Covid davanti alla procura

Bergamo - Arriva spedita davanti alla procura. Sorride. "Da oggi si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite – sottolinea l’avvocato Consuelo Locati, del team di legali dell’associazione familiari delle vittime del Covid - La storia di un’Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni".

L’associazione dei familiari delle vittime #Sereniesempreuniti aspettava la chiusura dell’inchiesta: "Ci sono stati momenti in cui abbiamo temuto che la ricerca della verità potesse fermarsi, siamo grati alla procura di Bergamo", ha aggiunto Locati. Da settimane l’associazione dei familiari delle vittime #Sereniesempreuniti aspettava questa notizia. E ieri mattina si sono ritrovati davanti alla procura per un presidio, una risposta sul campo all’inchiesta giunta alla fine. Hanno perso chi il marito, chi il papà, chi il nonno. Da un giorno all’altro non hanno avuto più loro notizie.

Si sono schierati all’ingresso della procura con uno striscione, lo slogan "La chiusura delle indagini, con vertici locali e nazionali delle istituzioni indagati", è per loro un passaggio importante, al di là delle evoluzioni che la vicenda potrà avere nelle aule del tribunale. Determinante per l’inchiesta è stata la relazione del consulente della procura, il virologo Andrea Crisanti che in una nota ha dichiarato come nella perizia sulla gestione del Covid nella Bergamasca, "abbiamo dovuto usare delle metodologie innovative, perché nessuno prima aveva osato affrontare dal punto di vista periziale una situazione così complessa. Per risolvere il problema dell’ospedale di Alzano Lombardo – spiega –. Abbiamo usato le metodologie che vengono usate per i disastri aerei, per scandagliare in maniera minuziosa ogni possibile causale. Abbiamo utilizzato dati che ci hanno permesso di ricostruire puntualmente giorno per giorno la dinamica dell’epidemia e utilizzato modelli matematici altamente predittivi".

E per la procura, ci sarebbero stati errori di valutazione che avrebbe indotto chi di dovere a non estendere la zona rossa ai comuni di Alzano Lombardo e Nembro, nonostante il continuo aggiornamento circa l’aumento del numero dei casi Covid in Lombardia. Un atteggiamento che, secondo l’inchiesta, "cagionava la diffusione dell’epidemia in Valle Seriana mediante un incremento stimato non inferiore al contagio di 4.148 persone, pari al numero di decessi in meno che si sarebbero verificati nella Bergamasca, di cui 55 ad Alzano Lombardo e 108 a Nembro, rispetto alla mortalità registrata in quel periodo, ove fosse stata estesa la zona rossa a partire dal 27 febbraio 2020".