Inchiesta Covid, il direttore dell’Ats Bergamo Massimo Giupponi: "Coscienza a posto"

Il dirigente indagato: "Sono sereno e tranquillo davanti ai cittadini bergamaschi Chi non fu travolto da quello tsunami non può capire il nostro lavoro"

Massimo Giupponi, direttore di Ats Bergamo

Massimo Giupponi, direttore di Ats Bergamo

Bergamo - "Sono tranquillo. Mi dispiace solo constatare che ho lavorato per mesi con grande impegno e senza risparmio di energie e il risultato è questo". Massimo Giupponi, direttore generale dell’Ats Bergamo, commenta così gli sviluppi dell’inchiesta condotta dalla Procura orobica sulla gestione del Covid nella Bergamasca, nella quale adesso risulta indagato riguardo la sorveglianza attiva dell’epidemia e il contagio sul territorio.

Dottor Giupponi, come ha appreso di essere finito nel registro degli indagati? "L’ho scoperto dalla stampa, dai vari siti di informazione. E questo non mi ha fatto sicuramente piacere. Ma questo è il vostro lavoro e va bene così. Ora aspetto di capire cosa concretamente significhi e di cosa io debba rispondere".

La voce all’altro capo del telefono è tranquilla, non si percepisce rabbia o livore, ma una grande tranquillità. È veramente così? "Lo ripeto, sono tranquillo ed esprimo piena e totale fiducia nella magistratura. Quando sarò chiamato davanti ai giudici, risponderò, come del resto ho già fatto quando sono stato interpellato. Non ho nulla di cui vergognarmi".

Appena ha saputo di essere indagato, cosa ha pensato? Qual è il sentimento che predomina? "La serenità. Sono sereno perché ho la coscienza tranquilla. Non ho niente da rimproverarmi per le decisioni assunte. Ho lavorato senza sosta per settimane, mesi, di giorno e di notte, in una situazione complicatissima, non sapendo all’epoca cosa si andava affrontando".

L’assenza di notizie certe sul virus nel 2020, epoca della prima ondata del Covid, può averla portata a sbagliare qualche scelta? "No. Per giudicare le valutazioni fatte in quel periodo, bisognerebbe tener conto del drammatico contesto in cui ci trovavamo, del vuoto totale di conoscenza in cui eravamo costretti a lavorare. Chi non è stato travolto da questo tsunami, non può capire le reali difficoltà che siamo stati costretti a fronteggiare".

C’è qualcosa che la amareggia in questo momento? "Nulla. Non provo amarezza. Lo ribadisco, ancora: sono sereno e tranquillo, ho piena fiducia nella giustizia".

Cosa la infastidisce, allora, di tutta questa vicenda? "Nulla. Anzi no, una cosa c’è. Provo fastidio per tutti quegli pseudo esperti che giudicano il comportamento di chi, come me, ma anche come tanti altri, ha fatto di tutto per scongiurare una catastrofe".

Cosa ne pensa invece delle manifestazioni di giubilo dei parenti delle vittime del Covid, che hanno applaudito l’inchiesta della Procura di Bergamo? "Rispetto il loro dolore, hanno perso delle persone care, il padre o la madre. Altro non mi sento di aggiungere".

È pronto ad affrontare un eventuale processo e a presentarsi in un’aula di Tribunale? "Sono disponibilissimo a collaborare con la magistratura. Sono tranquillo di fronte ai bergamaschi perché ho operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità".