Incarichi a un familiare. Giudice censurato dal Csm

Como, non si sarebbe astenuto nell’affidamento di una collaborazione al figlio della partner .

Sanzione della “censura” per il giudice Marco Mancini, in servizio presso il Tribunale civile. Lo ha deciso la Sezione disciplinare del Csm – presieduta dal vicepresidente Fabio Pinelli al termine dell’udienza che vedeva contestare al magistrato la violazione dei doveri di imparzialità e correttezza. In particolare, ad avviso della Procura generale della Cassazione, Mancini non "osservava l’obbligo di astensione nella trattazione di procedimenti civili a lui assegnati e conferiva una serie di incarichi giudiziari" al figlio della sua partner che risultava, insieme alla madre, anche beneficiario di due polizze assicurative che il magistrato aveva stipulato in favore di se stesso e dei due predetti soggetti.

Secondo la Pg della Suprema Corte, Luisa De Renzis, in questa situazione "c’erano i presupposti per l’obbligo di astensione". Invece, in base a quanto sostenuto dall’ex magistrato Claudio Castelli, difensore di Mancini, il togato andava assolto "per l’insussistenza della incolpazione" e, a suo parere, "non c’era alcun obbligo di astensione". Castelli ha poi ricordato che sono stati i curatori fallimentari a dare l’incarico di collaborazione, ad ausilio dei custodi nella procedura esecutiva immobiliare, al figlio della partner di Mancini, affinchè si occupasse della vendita di una grande lottizzazione di villette, "che sono state tutte vendute", ha sottolineato Castelli. "Un lavoro per il quale, alla fine, il compenso è stato pari a cinque euro l’ora", ha rilevato inoltre il difensore in riferimento al compenso globalmente liquidato e pari a circa 17mila 400 euro in favore del figlio della compagna di Mancini.