FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Imprenditore ucciso a martellate, l’ex fidanzato della figlia condannato a 23 anni

Anselmo Campa fu ammazzato nel suo appartamento di Grumello del Monte. La sentenza della Corte d’Assise in linea con le richieste del pm per El Makkaoui

Hamadi El Makkaoui, 26 anni

È stato condannato a 23 anni Hamadi El Makkaoui, il ventiseienne operaio di origini marocchine imputato per la morte dell’imprenditore Anselmo Campa, 56 anni, ucciso a martellate il 19 aprile 2022 nel suo appartamento di Grumello del Monte. La sentenza è stata emessa dalla Corte d’Assise presieduta da Giovanni Petillo (a latere la collega Laura Garufi). Il pm Maria Esposito la scorsa udienza, al termine della requisitoria, aveva chiesto 24 anni. I difensori dell’imputato, Robert Ranieli e Giorgio Conti, faranno ricorso.

"Questa sentenza non riporterà indietro mio padre. Adesso che è tutto finito siamo tutti più rilassati", è il commento di Federica Campa, figlia di Anselmo ed ex fidanzata di Hamadi. Tra i due nemmeno uno sguardo. Riconosciuta una provvisionale di 250mila euro per Federica, stessa cifra per la mamma che rappresenta la figlia minore. Settantamila euro alla madre di Campa, 40mila alla sorella.

L’omicidio il 19 aprile 2022. Hamadi El Makkaoui, noto come Luca, in carcere a Opera, era stato fidanzato con la figlia di Campa. Secondo la prima ricostruzione, la discussione con l’imprenditore sarebbe nata per un’auto che la vittima avrebbe acquistato per poi lasciarla in uso all’allora fidanzato della figlia. Dopo che il rapporto tra i giovani si era esaurito (l’imputato era finito nel giro del gioco d’azzardo e in quello della droga) la vittima ne aveva chiesto la restituzione per venderla a un amico a cui l’aveva già promessa. El Makkaoui disse di aver pagato l’auto a rate, 5-6mila euro. E quella sera andò a casa dell’imprenditore per chiedere 500 euro.

Poi la discussione e l’aggressione con un martello a Campa. Pochi giorni dopo, i carabinieri sentirono il giovane che, alla fine, confessò l’omicidio accompagnando poi gli investigatori nella zona, in riva al fiume Oglio, dove aveva nascosto il martello e i vestiti (sporchi di sangue) che indossava al momento del delitto. Nell’armadietto sul posto di lavoro trovarono portafoglio e chiavi dell’imprenditore.

L’imputato nella scorsa udienza, durante la lettura di spontanee dichiarazioni, aveva detto: "Chiedo scusa per ciò che ho fatto. Non posso chiedere perdono, ma scusa. Ho un senso di colpa soprattutto nei confronti della mia ex che ha vissuto questa vicenda come una sua responsabilità. La colpa non è sua, ma è mia. Anselmo mi ha trattato come un figlio e ancora non ho capito come possa essere accaduto. Non posso chiedere perdono ma scusa per il dolore che ho causato".