Contrordine, l’ospedale di Merate resta un ospedale vero e proprio: non diventerà un cronicario. Dopo l’annuncio dell’altro giorno ai primari del San Leopoldo Mandic di voler trasformare il presidio in una sorta di Villa Beretta, cioè in un centro per malati cronici che soffrono di problemi neurologici e polmonari, il direttore generale dell’Asst di Lecco Paolo Favini - che comanda anche sul nosocomio meratese - compie una brusca retromarcia, richiamato all’ordine dai superiori regionali. "È falso che il sottoscritto abbia mai parlato di chiusura dell’ospedale di Merate e di una sua trasformazione in centro riabilitativo – assicura –. Non è mai stato nelle intenzioni di questa direzione attuare una strategia di questo tipo".
Come gli è stato fatto notare da più parti, ammette che "una trasformazione in tal senso non sarebbe neppure nelle competenze della direzione strategica, andrebbe studiata e disegnata sotto l’egida della Direzione generale Welfare".
"Ribadisco che mai questa strada è stata da me intrapresa – sottolinea ulteriormente il numero uno della sanità pubblica lecchese –. Nell’incontro con i primari ho nuovamente delineato la mia visione di messa in sinergia di tutte le capacità professionali del presidio potenziando l’approccio multidisciplinare, che esita non in una riduzione di attività e competenze, ma al contrario in un incremento di valore e di qualità dell’assistenza offerta ai cittadini: quindi non chiusura né downgrading, ma un disegno organico e di prospettiva del futuro del San Leopoldo Mandic".
Il chiarimento tuttavia potrebbe non bastare. L’assessore regionale alla Sanità lombarda Guido Bertolaso ha infatti incontrato il primario di Ortopedia e le primarie facenti funzioni di Ostetricia e Ginecologia e di Pediatria dell’ospedale di Merate che si sono dimessi nel giro di una decina di giorni, in una concomitanza senza precedenti. Con il loro aiuto avrebbe cercato di comprendere cosa stia accadendo in Asst di Lecco.
Daniele De Salvo