Grandi laghi già in affanno Manca il 25% dell’acqua

In montagna il 40% in meno della neve che dovrebbe esserci in questa stagione. Legambiente Lombardia: "Non vogliamo guerre a spese dei fiumi"

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di Roberto Canali

Se il 2022 è stato l’anno più caldo dell’ultimo secolo in Italia il 2023 potrebbe essere addirittura peggio e l’acqua inizia già a scarseggiare. Siamo nel cuore dell’inverno, ma finora le precipitazioni si sono viste con il lumicino: poca neve e pochissima pioggia con il risultato che i grandi laghi, le banche dell’acqua per tutta la Lombardia, sono già in affanno. Secondo i dati di Arpa Lombardia i cinque grandi laghi dell’arco prealpino sono vuoti per i tre quarti: potrebbero contenere 1,3 miliardi di metri cubi di acqua, da mettere poi a disposizione dell’agricoltura, invece ne contengono appena 350 milioni, addirittura 200 milioni di metri cubi in meno di quel che contenevano un anno fa, quando inizio la lunga stagione della siccità che in estate ha avuto conseguenze drammatiche sui raccolti. Purtroppo le prospettive, almeno per il momento, appaiono pessime: non solo il meteo non offre previsioni di precipitazioni importanti, ma anche i serbatoi che sovrastano i grandi laghi sono in pessima salute. In rapporto alle medie degli ultimi 15 anni, nei bacini idroelettrici alpini manca oltre il 25% dell’acqua normalmente presente in questa stagione, e anche la neve scarseggia. Secondo i modelli di ARPA, in montagna manca l’equivalente sotto forma di neve di 700 milioni di metri cubi di acqua, ovvero oltre il 40% della neve che si dovrebbe trovare sulle Alpi in questa stagione. "Diciamo subito che non vogliamo guerre dell’acqua a spese dei fiumi. E questo non soltanto per difendere la biodiversità acquatica, ma anche perché eccessivi prelievi idrici da monte comporterebbero un danno gravissimo per gli utilizzatori di valle, e una espansione smisurata del cuneo salino che comprometterebbe la fertilità di centinaia di migliaia di ettari coltivati lungo il tratto terminale del corso del Po – spiega Damiano Di Simine, coordinatore scientifico di Legambiente Lombardia - L’agricoltura lombarda deve fare affidamento su risorse idriche sempre più limitate e incerte, perché ormai il cambiamento climatico è tra noi, e non ci abbandonerà per qualche secolo".

Sul tavolo tra le possibili soluzioni c’è un piano che prevede di creare una miriade di laghi e piccoli invasi da utilizzare come riserve idriche aggiuntive, attingendo le risorse del Pnrr, ma Legambiente è contraria. Per quanti laghetti si possano fare in Lombardia, si tratterebbe di volumi irrisori in rapporto ai miliardi di metri cubi degli invasi già presenti. In Lombardia non mancano i volumi di invaso, ma l’acqua con cui riempirli. Occorre avere il coraggio di affrontare un cambiamento profondo dell’agricoltura, non solo modificando le tecniche irrigue, ma soprattutto gli ordinamenti colturali. Non si può pensare di affrontare il cambiamento climatico senza cambiare le colture, anche se ciò significherà ridimensionare le produzioni che afferiscono alla filiera zootecnica".