Tra gli indagati spicca il nome di Antonio Porcino (difeso dall’avvocato Tropea). Per 33 anni è stato direttore del carcere di via Gleno. Ha scelto, come altri quattro imputati, il rito ordinario. Stiamo parlando dell’inchiesta condotta dai pm Emanuele Marchisio e Maria Cristina Rota che ha fatto emergere una "gestione sconsiderata" del carcere. Ieri la vicenda è arrivata davanti al gup Alessia Solombrino: 16 le posizioni su cui dovrà decidere. Devono rispondere a vario titolo di falso, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, induzione indebita e violenza sessuale (nel caso di Porcino).
Prossima udienza, il 22 giugno: si dovrà decidere sulle richieste di rito alternativo. Due hanno chiesto il patteggiamento e otto il rito abbreviato. Due indagati hanno chiesto di essere sentiti. Come il titolare dell’azienda di fornitura di distributori automatici Mario Metalli e la figlia Veronica: per l’accusa avrebbero pagato tangenti a Porcino per oltre 21mila euro al fine di aggiudicarsi e non perdere nel corso degli anni l’appalto sulla fornitura al carcere di Monza e la gestione del bar del carcere di Bergamo. Hanno chiesto di patteggiare le due infermiere Adriana Cattaneo e Maria Ida Gotti, responsabili dell’infermeria del carcere: secondo l’accusa passavano gratuitamente farmaci ad uso ospedaliero al direttore.
F.D.