Avevano creato un sistema di società, riconducibili agli indagati, coinvolte in un meccanismo commerciale fraudolento di false fatturazioni. Per gli investigatori, una copertura, la necessità di fornire una parvenza di regolarità. Società con sede fittizia a Roma, Pradalunga, Verona, Milano. Con i soldi delle fatture false e dell’evasione fiscale facevano la bella vita, con orologi di lusso come Rolex e Audemars Piguet.
Come ha ricostruito la Guardia di Finanza di Bergamo che ha eseguito un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di sei persone e a un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, per circa 9,4 milioni di euro. Indagine coordinata dal pm Mandurino (gip Parati). Sei le persone indagate per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari e riciclaggio. Tre sono in carcere e tre ai domiciliari.
Tra i coinvolti, due fratelli, imprenditori bergamaschi, M.C. 39 anni (in carcere) e L.C. 37 anni (ai domiciliari, un passato da consigliere comunale), rispettivamente di Carobbio degli Angeli e Zandobbio (con gli avvocati Pollini, Abate e Merelli) attivi nel settore della lavorazione del marmo. Un commercialista napoletano, S.B. 51 anni, ai domiciliari, (assistito dall’avvocato Buonanno), con studio a Napoli e Milano, che secondo gli investigatori ha fornito un "decisivo contributo all’ideazione e attuazione del complesso sistema criminoso", teste di legno a cui erano intestate società, uno "spallone", una interprete bulgara, che trasferivano soldi in Bulgaria provenienti dalla società coinvolte e poi li riportavano in Italia.
Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bergamo, hanno fatto emergere un giro di operazioni fittizie per frodare l’Iva. Questi fondi venivano trasferiti in Bulgaria attraverso una serie di transazioni bancarie. La quantità anomala di denaro movimentato ha determinato l’attenzione dei presidi antiriciclaggio degli intermediari finanziari bulgari che hanno richiesto spiegazioni sulle operazioni commerciali.
Per la riuscita dell’operazione illecita in Bulgaria era risultato sin da subito indispensabile il coinvolgimento del commercialista che forniva una parvenza di regolarità ai flussi finanziari sospetti. In questo modo, veniva "ripulito" il denaro illecitamente ottenuto che poi, attraverso ulteriori passaggi societari, diventava denaro contante da poter far rientrare in Italia.
Le somme tornavano in Italia attraverso apparenti operazioni commerciali o mediante prelievi bancari utilizzando carte di debito emesse da istituti bulgari o tramite il ricorso a "spalloni", membri dell’organizzazione che trasferivano ingenti somme in contante (fino a 200mila euro per viaggio) utilizzando mezzi propri o aerei. Una volta "ripuliti", i contanti sono stati utilizzati per finanziare uno stile di vita lussuoso e acquisti.
Le perquisizioni finora effettuate hanno già portato al sequestro di numerosi conti bancari, circa 33.000 euro in contante, immobili di valore, auto, lingotti d’oro e altri beni di lusso.