
L'inchiesta a Foppolo
Bergamo - Questa è la vicenda legata al Pgt che nel 2014 avrebbe dovuto garantire a Foppolo un mega sviluppo urbanistico. Secondo la versione autoaccusatoria dell’ex sindaco Giuseppe Berera per sbloccare la pratica era stata versata una tangente da 500mila euro, 275mila dei quali sarebbero andati a Enrico Piccinelli, rinviato a giudizio, all’epoca dei fatti assessore provinciale all’Urbanistica. La sua posizione è stata stralciata dagli altri imputati che hanno scelto riti alternativi. Berera ha patteggiato 2 anni e 4 mesi per corruzione e per la bancarotta relativa a 462mila euro usciti dalla Brembo Super Ski, due anni anche all’ex sindaco di Valleve Santo Cattaneo, due anni anche ai fratelli Fulvio e Cristina Boccolini, Sergio Lima, così come Renzo Bordogna, a cui erano stati portati i 300mila euro della seconda tranche in Svizzera.
Ne escono puliti pure gli imprenditori della presunta cordata, Mauro Regazzoni e Flavio Papetti, l’impresario Battista Vistalli, e Giacomo Martignon, ex ad di Devil Peak. Per lui il giudice si è pronunciato con il non luogo a procedere per non avere commesso il fatto. La storia riguarda la vendita da parte di Martignon all’imprenditore Vistalli per l’apparente prezzo di 60mila euro un immobile, mentre la dovuta differenza, 430mila euro, rappresentava la fonte del prezzo della corruzione di Piccinelli. Somma che dalle ricostruzioni, sarebbe stata portata dallo stesso Vistalli tramite un addetto a Berera che a sua volta l’avrebbe consegnata ai fratelli Boccolini. Dalle dichiarazioni rilasciate dall’ex sindaco di Foppolo, Martignon sapeva che il prezzo occultato avrebbe costituito mezzo di corruzione. Dichiarazioni, quelle di Berera, che secondo il giudice non convincono. E lo spiega nella venti pagine delle motivazioni. La chiamata in correità di Berera non regge solidamente al vaglio dei criteri. E aggiunge che anche a voler positivamente valutare la generale credibilità del coimputato che, richiesto di rendere conto dei fatti che gli venivano contestati, si "è immediatamente risolto a confessare le proprie responsabilità". E nello specifico di Martignon, non si capisce, continua il giudice, il vantaggio che quest’ultimo avrebbe lucrato nella cessione di un’area del sottosuolo dove realizzare autorimesse, se è vero, come è vero, che egli avrebbe ricevuto per il bene ceduto, secondo l’impostazione accusatoria, solo la somma di 60mila euro. La differenza, e qui sta il punto di snodo, che avrebbe costituito la somma della corruzione sarebbe rimasta solo a suo carico e non certo a Vistalli che, invece, nel passaggio ebbe a conseguire la proprietà del bene. Si evidenzia, infine, l’assoluta carenza di riscontri esterni in ordine alla chiamata di correità di Martignon.