
Stava pedalando su una strada impervia e montana come ha fatto per tutta la vita. Quando lo hanno trovato, il corpo di Dario Acquaroli era accanto alla sua bicicletta. Stava praticando mountain bike, una disciplina che nel corso della sua vita aveva padroneggiato come pochi altri italiani, arrivando a vincere cinque titoli italiani, due europei e due mondiali.
L’ex campione è stato trovato la mattina del giorno di Pasqua da alcuni ciclisti su una mulattiera nei pressi del comune bergamasco di Camerata Cornello, in Valle Brembana. Non è chiaro se fosse già morto o in fin di vita, ma quando i sanitari del Soccorso alpino sono arrivati sul posto, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. Secondo le prime ricostruzioni, Acquaroli avrebbe avuto un malore.
La carriera sportiva
Acquaroli era nato a San Giovanni Bianco, in provincia di Bergamo, ed ha iniziato la carriera ciclistica da giovanissimo, ottenendo il primo contratto da professionista a 16 anni con il team Bianchi. Negli anni ha corso ben 19 mondiali con la Nazionale italiana nelle specialità di cross-country e marathon.
La Federazioni ciclistica italiana ha scritto che è stato “l’uomo simbolo della mountain bike per un decennio, due volte campione del mondo di specialità, nel 1993 da juniores e nel 1996 da U23”. Oltre ai due titoli mondiali, ha vinto anche due titoli europei (1992 e 1993) ed è stato Campione italiano per cinque volte 1992, 1993, 1996, 2000, 2005) correndo con diverse squadre: Team Bianchi, Full-Dynamix e Sintesi Larm.
Ha vinto il Collare d’oro al merito Sportivo del Coni e, nel 2008, una volta finita la carriera professionistica, ha scelto di restare nel mondo dello sport incarichi nell’azienda Vittoria e, negli ultimi anni come Marketing Manager in Merida.