
COCCAGLIO (Brescia)
Assolto "perché il fatto non sussiste". Sì è concluso il processo per un 30enne marocchino accusato di aver segregato la moglie in casa, di averla picchiata da ubriaco, violentata e minacciata di scaraventarla dal balcone. La connazionale di 29 anni, maestra di matematica, aveva raccontato in aula di essere arrivata a Coccaglio il 31 agosto 2021 per raggiungere l’uomo con il quale la sua famiglia aveva combinato le nozze.
"All’inizio ero innamorata, poi ho scoperto che beveva e diventava violento", aveva riferito lei, parlando di mani strette attorno al collo "perché avevo la finestra aperta e non voleva che i vicini mi vedessero", di spintoni "perché avevo risposto al citofono", di porte scardinate "perché ero al telefono con i miei parenti" e di rapporti estorti controvoglia. L’imputato ha negato, sostenendo di aver chiesto il divorzio per primo, avendo scoperto a suo dire che lei gli aveva rubato mille euro e aveva detto a una zia di essere in attesa del permesso di soggiorno per andarsene in Francia. Gli avvocati Gianluca Savoldi e Maria Clara Malcisi hanno perorato l’assoluzione: "La denuncia è falsa. Il marito aveva chiesto il divorzio, si è voluta vendicare". Anche per la Procura la 29enne non è stata abbastanza credibile.
B.Ras.