FABRIZIO CARCANO
Cronaca

Dalla Serie B alla vetta dell’Europa. Il segreto? Niente pericolo vertigini: "I piedi restano sempre per terra"

Percassi diventa presidente (per la seconda volta) a giugno 2010. Parola d’ordine: "Prima cosa la salvezza"

Dalla Serie B alla vetta dell’Europa. Il segreto? Niente pericolo vertigini: "I piedi restano sempre per terra"

Dalla Serie B alla vetta dell’Europa. Il segreto? Niente pericolo vertigini: "I piedi restano sempre per terra"

L’Atalanta trionfatrice in Europa è la vittoria di una città e una provincia, quella di Bergamo, poco più di un milione di abitanti, piccola ma diventata grande calcisticamente, come le metropoli, senza mai fare il passo più lungo della gamba.

Una realtà diventata internazionale senza mai recidere la sua radice provinciale. Dietro alla vittoria dell’Europa League dei nerazzurri bergamaschi c’è un lungo lavoro, basato su programmazione, investimenti, lungimiranza nelle scelte. Partendo dalle fondamenta, solide. Da sempre Bergamo è un’eccellenza nell’edilizia e la stessa famiglia Percassi opera nel settore edilizio, oltre che nel commercio. E così hanno impostato la loro Atalanta, metà cantiere, metà impresa.

Cominciando dalla base, nel giugno 2010, quando Antonio Percassi ritorna al timone societario (era già stato un giovane presidente appena 37enne nel 1990 per tre anni e mezzo) ritrovando la Dea in serie B, dopo la sua ultima retrocessione. Fare il pendolo tra la A e la B prima era la normalità a Bergamo, sei retrocessioni tra il 1987 e il 2010. Con i Percassi si parte dalla base, la salvezza, con il mantra "prima la permanenza in A", e si va avanti a puntare sul settore giovanile, storico fiore all’occhiello dei nerazzurri.

Detto fatto, la Dea si stabilizza nel massimo campionato, ma la svolta arriva nel 2016: Percassi sceglie come tecnico Gasperini, preferito a Maran e Prandelli, per il salto successivo, l’Europa. Da allora sette qualificazioni europee, di cui quattro in Champions, tre terzi posti e un quarto, un altro terzo posto da inseguire in questo finale di campionato, tre finali di Coppa Italia, un crescendo anche in Europa con un quarto di finale e un ottavo in Champions, perdendo contro corazzate come Paris St Germain e Real Madrid.

Un gradino dopo l’altro, rinforzando la squadra tenendo sempre il bilancio in attivo, finanziado le campagne acquisti con la cessione di un solo singolo giocatore per estate: Kessie nel 2017, Cristante nel 2018, Mancini nel 2019, poi Romero nel 2021 e Hojlund la scorsa estate. Ne parte uno solo e ne arrivano tre o quattro. Lo scorso anno con i 75 milioni incassati dalla cessione di Hojlund la dirigenza nerazzurra ha portato a casa Scamacca, Touré, Bakker, Holm e a gennaio Hien, che tutti insieme oggi valgono ben più di un centinaio di milioni. Con i soldi di Romero nel 2021 erano arrivati Musso, Zappacosta e Koopmeiners. Ma la dirigenza guidata da Luca Percassi ha saputo piazzare anche colpi a costo zero, come lo svincolato Kolasinac in difesa e il gioiello De Ketelaere in cerca di rilancio dopo l’annata deludente nel Milan.

È nata così la stagione dell’Atalanta, trionfatrice in Europa League, finalista in Coppa Italia e ora alla rincorsa del terzo posto. "Vincere con un’Atalanta sostenibile economicamente ha più valore", ha ricordato con orgoglio Gasperini, riferendosi ai club metropolitani indebitati per cifre astronomiche. Investimenti mirati sul mercato, ma non solo. Perché i Percassi in questi ultimi sette anni, da bravi costruttori, hanno dato una casa tutta sua alla Dea e ai suoi tifosi, acquistando lo stadio cittadino di Bergamo per ristrutturarlo da zero, settore dopo settore: a settembre il quinquennale restyling sarà completato e il Gewiss avrà 24mila posti a sedere, tutti coperti, tutti con una verticalità che porta il pubblico ad essere vicinissimo al campo. E contestualmente grandi investimenti infrastrutturali sono stati fatti nel centro sportivo di Zingonia, tra campi di allenamento, strutture fisioterapiche, palestre, foresteria, uffici ecc. E sempre in un’ottica di programmazione dalla scorsa estate l’Atalanta ha pure una seconda squadra, la under23, dove far crescere i suoi giovani facendoli giocare tra i professionisti ma restando a casa loro.

La prima stagione in serie C si è alla grande, con il quinto posto e il terzo turno dei playoff, con 11 ragazzi convocati in prima squadra da Gasp e uno di loro, il 21enne milanese Bonfanti, che mercoledì a Dublino ha sollevato il trofeo. E nella squadra che ha asfaltato il Bayer Leverkusen c’erano in campo tre ragazzi sfornati dal proprio settore giovanile, Ruggeri, Scalvini e Zappacosta, e altri tre (Carnesecchi, Rossi e Bonfanti) erano in panchina: l’Atalanta è arrivata in alto guardando sempre prima di tutto in basso, alla sua base, alla sua radice, alle sue solide fondamenta.