All'ospedale di Alzano 110 polmoniti "sospette" tra novembre e gennaio

La posizione di Ats Bergamo: non riscontrabili evidenze statistiche che facciano sospettare una presenza precoce di ricoveri per polmoniti

L'ospedale di Alzano Lombardo

BG//OSPEDALE DI ALZANO LOMBARDO "PESENTI FENAROLI"//FOTO DE PASCALE.

Bergamo, 30 giugno 2020 - All'ospedale di Alzano Lombardo (Bergamo) tra novembre 2019 e gennaio  2020 ci sono state 110 polmoniti "sospette", causate cioè da un "agente non specificato". È quanto è emerso da un accesso agli atti del consigliere regionale di Azione, Nicolò Carretta, che ha ottenuto i dati censiti dall'ospedale Pesenti Fenaroli.  A novembre 2020 si contano 18 polmoniti con agente non specificato (stesso numero del 2018), ma a dicembre il dato schizza e si passa dalle 28 polmoniti sospette del 2018 alle 40 del 2019. Tra gennaio e il 23 febbraio 2020, giorno dei primi tamponi positivi al Covid-19 di Alzano Lombardo, nell'ospedale Pesenti Fenaroli si sono contate 52 polmoniti sospette causate da un "agente non specificato". Le 52 polmoniti non identificate sono il 60% delle 86 diagnosi di polmonite effettuate dai medici dell'ospedale nello stesso periodo di riferimento. Nello stesso ospedale le polmoniti con "agente non specificato" in tutto il 2018 erano state 196, contro le 256 dell'intero 2019. Un balzo del 30% in un anno, contro una crescita generale del 16% per polmoniti e broncopolmoniti (passate da 309 a 360).

In merito ATS Bergamo ha fatto sapere attraverso una nota che "gli esiti del lavoro sui ricoveri consentono di affermare con discreta ragionevolezza come non siano riscontrabili evidenze statistiche" che facciano sospettare "una presenza precoce di ricoveri per polmoniti" da Covid in Provincia di Bergamo nel "dicembre 2019 e nel bimestre gennaio e febbraio 2020" confrontati con il 2017 e 2018 e "si evidenzia inoltre un chiaro effetto di stagionalità in tutti e tre gli anni" precedenti il 2020. Secondo ATS Bergamo, "la struttura di Alzano Lombardo mostra un trend coerente" con tale "valutazione".

Carretta: luce su quello che è successo prima del paziente 1

"Finalmente dati concreti e ufficiali per iniziare a fare luce su quel che è successo prima del paziente 1 in Lombardia. In Valle Seriana le polmoniti sospette da novembre a gennaio sono state più di 100 e mi chiedo, dunque, come sia stato possibile che non sia scattato un campanello d'allarme" ha detto il consigliere regionale della Lombardia di Azione, Niccolò Carretta, commentando i dati forniti dopo una sua richiesta di accesso agli atti. "Ora andrò avanti per completare il quadro", ha assicurato Carretta. "Occorrono i dati di tutta la bergamasca e di tutta la Regione per trovare il vero prima focolaio, che a questo punto potrebbe anche non essere Codogno", ha aggiunto il consigliere regionale.  "Avere i dati corretti aiuta a ricostruire meglio l'accaduto, come doveroso. Parallelamente alla ricostruzione però si faccia tutto il possibile per gestire correttamente la probabile seconda ondata autunnale a partire da una più efficace medicina di territorio", ha chiosato l'esponente di Azione. 

In azione i magistrati bergamaschi

I dati relativi alle polmoniti anomale registrate tra dicembre e febbraio scorsi all'ospedale di Alzano Lombardo, al centro di una delle inchieste della Procura di Bergamo sulla gestione dell'emergenza Coronavirus in Val Seriana, sono oggetto di approfondimento investigativo . Lo si apprende da ambienti giudiziari. Del resto le polmoniti atipiche, verificatesi ancora prima del 23 febbraio, quando sono stati accertati i primi positivi al Covid-19 nel presidio sanitario, sono già un tema di indagine. 

I magistrati bergamaschi, come già reso noto, hanno anche acquisito le circolari emanate dal ministero con i criteri scelti per procedere con il tampone e quindi individuare i casi di coronavirus. Nelle linee guida del 22 gennaio si raccomandava di considerare un caso sospetto - ricorda l'agenzia Kronos - anche "una persona che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio, anche se è stata identificata un'altra eziologia che spiega pienamente la situazione clinica".  Nella circolare del 27 gennaio invece, i casi sospetti, oltre ai sintomi devono anche avere "una storia di viaggi nella città di Wuhan (e nella provincia di Hubei), Cina, nei 14 giorni precedenti l'insorgenza della sintomatologia" oppure aver "visitato o ha lavorato in un mercato di animali vivi a Wuhan e/o nella provincia di Hubei, Cina".