Coronavirus nelle Bergamasca, Gallera tre ore coi pm: "Preoccupato? No"

L’assessore al Welfare è stato sentito come persona informata sui fatti. Oggi è atteso Fontana

L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera al suo arrivo in Procura

L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera al suo arrivo in Procura

Bergamo, 29 maggio 2020 - Perché si è deciso di chiudere e aprire in poche ore, domenica 23 febbraio, il pronto soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo, dopo la notizia dei primi due contagiati di coronavirus in provincia? Come mai non è stata istituita la zona rossa? Per rispondere a queste domande, ma non solo, ieri pomeriggio è stato convocato in Procura, come persona informata sui fatti, l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera. L’assessore è arrivato intorno alle 17, ne è uscito intorno alle 20.15, seminando i cronisti. Prima di entrare, dall’ingresso posteriore, ha dichiarato: "Preoccupato? Non scherziamo, veniamo qui a fare i testimoni. È un atto dovuto. La magistratura sta approfondendo e noi persone che conosciamo i fatti veniamo qui a informare". Oltre tre ore davanti al procuratore facente funzione Maria Cristina Rota e i pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino per ripercorrere le ore decisive del pronto soccorso di Alzano, le presunte irregolarità nella gestione dei pazienti Covid, le morti nelle Rsa e la mancata istituzione di una zona rossa nella Bergamasca. Questa mattina sarà la volta del presidente della Lombardia, Attilio Fontana.

E ancora , dovrà fissare un incontro con i pm, sempre come persona informata sui fatti, anche il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti. Il tema è la mancata zona rossa. Bonometti disse in un’intervista: "Nelle riunioni che abbiamo avuto tra fine febbraio e i primi giorni di marzo, la Regione è sempre stata d’accordo con noi nel non ritenere utile, ma anzi dannosa, una eventuale zona rossa sul modello Codogno per chiudere i comuni di Alzano e Nembro". Nel frattempo sono quasi 400 le denunce Inail confluite nei fascicoli d’indagine sulla gestione dell’emergenza, un dato che a quanto pare sembra destinato ad aumentare. Tra i fascicoli aperti, una parte riguarda anche casi di persone che sono decedute che potrebbe integrare l’ipotesi di reato di omicidio colposo oltre a quello di epidemia colposa. Per i due fronti di inchiesta, gli inquirenti avrebbero iscritto per ora una decina di indagati con modello 21, cioè persone note, un atto dovuto.