Cologno al Serio, uccisa dal marito: la denuncia non è bastata

Querela presentata a settembre. La Procura: "Non c’erano elementi gravi"

Zinaida Solonari

Zinaida Solonari

Cologno al Serio (Bergamo), 8 ottobre 2019 - Ora che i contorni dell’omicidio di Cologno al Serio sono più chiari, la domanda è: si poteva evitare? Domanda che cade nel giorno in cui in Procura è stato inaugurato l’ufficio antiviolenza, in collaborazione con l’ordine degli avvocati. Un dato: da fine novembre a oggi sono stati segnalati 45 casi.

Tornando al delitto di Cologno al Serio, c’erano stati dei prodromi. Segnali di una coppia sull’orlo della crisi, dopo tredici anni di matrimonio. La prima denuncia Zinaida Solonari, 36 anni, origini moldave, madre di tre figlie, 8,12 e 16 anni (quest’ultima avuta da una precedente relazione) l’aveva depositata alla caserma dei carabinieri di Urgnano il 23 settembre e il giorno dopo era stata trasmessa in procura e assegnata a un pm. In quell'occasione la donna aveva riferito ai militari che il marito Maurizio Quattrocchi, 47 anni, di Cologno al Serio, era diventato ossessivamente geloso. La interrogava per ogni suo spostamento. Una attenzione esasperante, e minacce verbali, fino ad allora mai trascese in violenza fisica. Per questo motivo si era deciso di attivare un pattugliamento sotto casa della coppia e un contatto diretto con il comandante della stazione in caso di nuovi episodi. «In 5 giorni, dal 1° al 5 ottobre, sono state presentate 35 denunce da codice rosso per reati contro fasce deboli, è molto difficile far fronte a tutte le richieste. Dal 1° gennaio al 23 settembre sono stati aperti 491 fascicoli per maltrattamenti, di questi 137 ad agosto, in pratica da quando è entrato in vigore il Codice Rosso. Nel caso di Cologno, non c’erano elementi così gravi che potessero far supporre un tragica e repentina conclusione», ha sottolineato il procuratore facente funzione Maria Cristina Rota.

Il 3 ottobre Zina è tornata in caserma e questa volta per denunciare un’aggressione fisica da parte del marito. È in questo frangente che gli inquirenti decidono insieme a Zinaida la soluzione per la donna di andare a vivere dalla sorella, nello stesso paese, in via Da Giussano, teatro dell’omicidio, giudicandola come la migliore scelta per lei e i bambini. Anche sotto casa della sorella da quel giorno viene attivato un pattugliamento. L’ultimo passaggio è avvenuto proprio a mezzanotte di sabato, due ore prima del delitto. I carabinieri il 3 ottobre trasmettono il seguito della denuncia, che tuttavia non è mai arrivata in procura: «Un problema di ricezione da parte del pm titolare», ha spiegato. Un problema di trasmissione che secondo il comandante provinciale dell’Arma, Paolo Storoni, non avrebbe cambiato le disposizioni che già si erano attuate: «Era una situazione estremamente complessa perché ci sono di mezzo tre figlie. Abbiamo valutato anche un allontanamento, nella casa di Falconara (Ancona) che aveva la donna, ma abbiamo ritenuto che per la serenità dei figli e della vittima il temporaneo spostamento dalla sorella fosse la soluzione migliore. Purtroppo non è bastato».