Carcere di Bergamo, cocaina e marijuana nascosta nei pennarelli per i detenuti

La Procura ha aperto un'inchiesta e ci sarebbero già degli indagati. Si contano un paio di precedenti simili

Droga fatta arrivati ai detenuti della casa circondariale di via Gleno

Droga fatta arrivati ai detenuti della casa circondariale di via Gleno

Cocaina e marijuana nascosta nei pennarelli che venivano inviati con pacchi postali ai detenuti della casa circondariale di Bergamo. Uno stratagemma che sulla carta doveva avrebbe dovuto superare indenni i controlli all’ingresso. A smascherare il traffico di stupefacenti è stata la Polizia penitenziaria di Bergamo, sotto l’attento e costante coordinamento del comandante di Reparto in missione, il dirigente aggiunto Aldo Scalzo.

Sulla vicenda è stata aperta una inchiesta dalla procura (il fascicolo è della pm Emma Vittorio), siamo solo all’inizio, ma intanto filtrano indiscrezioni: ci sarebbero già degli indagati. Si tratta di un’importante operazione di polizia, che rientra nelle ordinarie attività di repressione del fenomeno di introduzione di sostanze stupefacenti, a seguito di un’attività di controllo effettuata da personale di Polizia penitenziaria di Bergamo. Una attività investigativa condotta con sotto traccia, grazie a una meticolosa ricostruzione di "dinamiche sospette" legate alla ricezione di pacchi postali da parte dei detenuti nel carcere di via Gleno.

È grazie all’intuizione maturata sul campo e alla esperienza che è stato possibile scovare, all’interno di pennarelli, circa 7 grammi di cocaina e 3 grammi di marijuana. Apprezzamento per l’operazione è stato espresso dalla Fns Cisl: "La dimostrazione, una volta di più, dell’elevato valore professionale degli uomini e delle donne di Polizia Penitenziaria di Bergamo che, nonostante l’esiguo contingente di personale a disposizione, continua incessante nello svolgimento dei propri doveri con notevole sacrificio per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza dell’Istituto penitenziario di Bergamo".

Non è la prima volta che accade. Ci sono un paio un precedenti. Il caso dell’avvocato bergamasco G.F. 47 anni (sospeso dall’Ordine degli avvocati fino al 2025) finito nei guai con la droga ceduta a un paio di suoi assistiti in carcere a Bergamo. È stato in carcere dal 23 febbraio al 3 maggio 2021, in via Gleno era nella sezione protetti, perché prima come pm (vice procuratore onorario) e poi come avvocato avrebbe potuto incrociare persone già viste in aula o assistite. Fino all’11 giugno 2021 è stato ai domiciliari, e da allora completamente libero. E poi c’è l’episodio, più datato nel tempo, della donna che aveva portato due mortadelle al suo fidanzato in carcere. Ma dai controlli ai raggi x era emerso che all’interno contenevano un cellulare e tre panetti di hascisc.