Bergamo: arrestati l'ex direttore del carcere, funzionari e imprenditori / VIDEO

In sei ai domiciliari per turbativa d'asta, falso e corruzione

Arresto ex direttore del carcere di Bergamo

Arresto ex direttore del carcere di Bergamo

Bergamo, 11 giugno 2018 - Arresti da parte di carabinieri e Guardia di Finanza di Bergamo nei confronti di alcuni appartenenti all'amministrazione penitenziaria di Bergamo e di alcuni imprenditori della provincia bergamasca.  Si tratta del comandante e di un commissario della Polizia Penitenziaria di Bergamo, quest’ultimo distaccato presso il carcere di Monza, del dirigente sanitario del carcere di Bergamo e di due imprenditori di Urgnano, tutti agli arresti domiciliari. Pesanti le accuse che vanno dalla corruzione alla turbata libertà degli incanti, al peculato, al falso ideologico, alla tentata truffa ai danni dello Stato. Sono 27 le persone complessivamente coinvolte nelle indagini, che oggi hanno avuto un'importante svolta con l'esecuzione dei sei provvedimenti di arresto, nei confronti dei principali indagati e di numerose perquisizioni da parte dei carabinieri e dei finanzieri di Bergamo.

Le indagini sono nate per far luce sul trattamento carcerario "di favore" garantito ad un imprenditore arrestato, nell'aprile 2017, dalla guardia di finanza di Vibo Valentia, nell'ambito di indagini collegate alla realizzazione dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Questi, aveva fruito di un lungo ricovero presso l'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, grazie a certificazioni mediche attestanti un grave shock emotivo che non risulta che il detenuto avesse effettivamente subito. Non solo, è emerso anche  un presunto falso sulla durata di un colloquio che il procuratore di Brescia, T.B. ebbe il 29 marzo scorso con il figlio, detenuto per rapina. L'incontro era durato un'ora e mezza ma l'ex direttore del carecre e un agente annotarono sul registro la durata di un'ora.

Le indagini, oltre a far emergere il presunto coinvolgimento nella vicenda, tra gli altri, dell’attuale comandante della Polizia Penitenziaria di Bergamo, hanno consentito di fare luce anche su numerose altre condotte illecite, quali false attestazioni sanitarie finalizzate a far ottenere benefici economici (pagamento licenza non fruita all’atto del pensionamento, trattamenti privilegiati di quiescenza, riposo medico per patologie inesistenti e concordate) all’ex direttore del carcere, da pochi giorni in pensione.

Tra le condotte illecite evidenziate dagli inquirenti sono segnalate false attestazioni relative a vicende che hanno interessato alcuni detenuti; corruzione connessa alla stipula di contratto di fornitura, in esclusiva, di distributori automatici di alimenti, bevande e tabacchi all’interno della casa circondariale di Monza, oltre che distrazione di personale in servizio della polizia penitenziaria e di materiali vari, di proprietà dell’amministrazione e in deposito presso la Circondariale, per lavori di ristrutturazione dell’appartamento privato dell’ex direttore del Carcere.

L'accusa riguarda false attestazioni sanitarie finalizzate a far ottenere benefici economici (pagamento licenza non fruita all'atto del pensionamento, trattamenti privilegiati di quiescenza, riposo medico per patologie inesistenti e concordate) all'ex direttore del Carcere, da pochi giorni in pensione; ulteriori false attestazioni relative a vicende che hanno interessato alcuni detenuti; corruzione per il contratto di fornitura, in esclusiva, di distributori automatici di alimenti, bevande e tabacchi all'interno della casa circondariale di Monza; oltre che distrazione di personale in servizio della polizia penitenziaria e di materiali vari, di proprietà dell’amministrazione e in deposito presso la Circondariale, per lavori di ristrutturazione dell’appartamento privato dell’ex direttore del Carcere. Ad esempio, "due water nuovi ed imballati e un circuito DVR ad otto canali (un videoregistratore digitale, ndr.)" ma anche "plurime risme di carta".

Negli atti dell'inchiesta emerge inoltre che l'ex direttore del carcere di Bergamo aveva rapporti con "appartenenti alla malavita" conosciuti "in contesto di giochi presso il casinò di Saint Vincent". Tra questi, è scritto negli atti dell'inchiesta, "tale J., di ingenti capacità economiche e di probabile origine rom" che, dalle intercettazioni, "spacca i milioni" e ne chiede "l'amicizia".