
Massimo Bossetti (Olycom)
Bergamo, 24 febbraio 2016 - Nuova tappa del processo a Massimo Bossetti, accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio. Una giornata segnata dalla presenza in aula di Ester Bossetti Arzuffi (madre del muratore di Mapello) e di Marita Comi (moglie di Bossetti) e dalla testimonianza di Alma Azzalini. Ester Arzuffi e Fabio Bossetti, rispettivamente madre e fratello di Massimo Bossetti, imputato dell'omicidio di Yara Gambirasio, chiamati a testimoniare davanti alla Corte d'assise di Bergamo, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, consentita loro in quanto congiunti dell'imputato. "Vorrei ribadire che state facendo un grosso errore", ha detto Fabio Bossetti prima di annunciare la sua indisponibilità alla testimonianza.
LA TESTIMONIANZA - Oggi in aula Alma Azzolini, ha ricordato di aver visto nell'estate del 2010 (in un giorno collocato tra fine agosto e inizio settembre), Massimo Bossetti, nel parcheggio di un cimitero, in compagnia di una ragazzina che era salita a bordo della sua auto. La donna ha raccontato che l'uomo che aveva visto in auto con quella ragazzina (che poteva avere 13-14 anni) l'aveva "fissata intensamente, tanto che ho provato disagio". Vede quell'uomo in quest'aula? Le è stato chiesto: "quell'uomo è Massimo Bossetti". Azzolini ha quindi raccontato di aver rivisto Bossetti una seconda volta in un supermercato. "L'ho riconosciuto come il signore del parcheggio. E sono sicura che fosse lui perché aveva gli stessi occhi e lo stesso sguardo" anche se questa volta aveva uno sguardo normale. Dell'uomo le era infatti rimasto particolarmente impresso anche il colore degli occhi, particolarmente chiaro.
Secondo la testimone la ragazza che vide in auto nell'estate 2010 a bordo di un'auto con quello che ritiene essere Massimo Bossetti, era Yara Gambirasio. La donna, durante la sua deposizione, ha spiegato che, una volta viste le immagini di Yara quando era scomparsa, si convinse di averla già vista. Solo dopo aver visto le immagini di una trasmissione televisiva che ritraeva il cimitero avrebbe fatto mente locale. "La ragazza che vidi in macchina aveva l'apparecchio per i denti ed aveva le guance molto rosse". I difensori di Massimo Bossetti, durante il controesame la testimone, hanno spiegato di avere degli elementi in base ai quali sono convinti di poter dimostrare che Bossetti quel giorno non era dove ha raccontato la testimone. Poiché, infatti, la donna accompagnava la figlia agli allenamenti di ciclismo il martedì e il giovedì e dal momento che la donna colloca l'episodio tra metà agosto e l'inizio dell'anno scolastico, secondo i difensori l'unico giorno che può essere preso in considerazione è il 9 settembre. "Possiamo dimostrare - hanno spiegato gli avvocati - che in tutti i martedì e i giovedì di quel periodo Bossetti si trovava a pranzo lontano. E possiamo anche dimostrare che non c'era neanche il 9 settembre 2010".
LA MOGLIE MARITA - Marita Comi, moglie di Massimo Bossetti, contrariamente alla madre dell'uomo Ester Arzuffi, ha scelto di rispondere alle domande nel processo a carico di suo marito per l'omicidio di Yara Gambirasio. Rispondendo alle domande di Letizia Ruggeri sulle ricerche trovate nei due computer di casa, ha spiegato di non aver «mai fatto ricerche su tredicenni». Per quanto riguarda le ricerche a sfondo pornografico, Marita Comi ha detto che «qualche volta le facevo io, qualche volta insieme, oppure io da sola». Quando il legale di parte civile Enrico Pelillo ha cercato di stabilire chi avesse fatto alcune ricerche a sfondo sessuale dai pc di casa Bossetti, Marita Comi ha risposto: "Ma è lecito o no?". L'avvocato Pelillo a quel punto ha risposto polemico: "Se vuole una consulenza legale passi dal mio studio, qui risponda alle domande". Da qui la reazione stizzita di Bossetti, presente come sempre alle udienze: "E' intollerabile, basta!".
Se Massimo Bossetti non le avesse detto la verità, «sarebbe crollato subito». Questa la convinzione della moglie del muratore di Mapello, Marita Comi, ribadita in aula durante il processo per l'omicidio di Yara Gambirasio. La donna, che durante i colloqui in carcere aveva posto al marito domande pressanti, ha spiegato che era «travolta dalle notizie che arrivavano, che sembravano certezze e io volevo verità». Marita Comi ha aggiunto che qualora suo marito fosse stato colpevole, l'avrebbe lasciato «anche per tutelare i miei bambini».
IL COMPAGNO DI CELLA - Oggi, protetto da un paravento, ha testimoniato protetto anche l'ex compagno di cella dall'ottobre 2014 al febbraio 2015 di Massimo Bossetti, detenuto insieme a lui nella sezione "protetti" del carcere di Bergamo. "Con Bossetti non abbiamo discusso specificamente della morte di Yara Gambirasio - ha detto - Abbiamo discusso più volte dell'inchiesta, che abbiamo seguito dalle trasmissioni televisive", parlando principalmente delle diverse fasi dell'indagine. "Bossetti è sempre stato una persona molto chiusa e mi ha colpito perché non l'ho mai sentito dire qualcosa sulla ragazzina, ma era concentrato sulle fasi processuali. Non parlava mai della ragazzina". L'uomo, però, aveva mostrato interesse per la sorella dell'altro detenuto che aveva incontrato diverse volte durante i colloqui. "Mia sorella all'epoca aveva 19 anni - ha spiegato - è una ragazzina carina, acqua e sapone e sembra anche più giovane". Complimenti e apprezzamenti che Bossetti "ha fatto due volte, ma in ambiente carcerario succede spesso".
IL COGNATO - Il 9 dicembre 2010, mentre Massimo Bossetti stava lavorando per il cognato Osvaldo Mazzoleni in un cantiere a Bonate e Mazzoleni, che di solito si occupava degli acquisti di materiale edile, gli "chiese il piacere" di acquistare della sabbia per ultimare la gettata di cemento del marciapiede esterno della casa che stavano ristrutturando. Lo ha spiegato lo stesso Mazzoleni: "Dovevamo finire il marciapiede esterno della casa e chiesi a Massi di farmi un piacere", ha spiegato in aula Mazzoleni, sottolineando però di "non sapere dove sia andato a comprare la sabbia" necessaria a completare i lavori. L'uomo ha sottolineato che proprio quella mattina "due persone, padre e figlio, dovevano venire a vedere una villetta nel cantiere di Palazzago che avevamo preso in permuta, con l'intenzione di acquistarla". Proprio per questo Mazzoleni, che nel pomeriggio ha acquistato 1,9 tonnellate di sabbia fine, per intonaci, da un fornitore abituale, aveva chiesto a Bossetti, in via del tutto eccezionale, di andare lui a comprare la sabbia mista per ultimare i lavori esterni. Il ricordo "è affiorato una o due settiamne fa - ha spiegato l'uomo - mentre guardavo la trasmissione 'Quarto Grado' e ho visto le foto scattate quel giorno dall'architetto Trivella", che aveva curato la progettazione del cantiere di Bonate, e "l'agenda" del professionista dov'erano elencati tutti i lavori. "Mi è tornato in mente tutto quando ho visto la foto di Massimo accanto al quale c'ero io", ha detto il cognato. Al pm Letizia Ruggeri, ai carabinieri di Bergamo l'uomo aveva sempre detto di non ricordare di aver chiesto a Bossetti di acquistare la sabbia.
(ha collaborato Gabriele Moroni)