
"Forse qui ci si era un po’ dimenticati dell’Afghanistan, ma per la popolazione il conflitto era ben presente. Nei mesi in cui ho lavorato io, si registravano attacchi quasi giornalmente". Il ricordo dell’Afghanistan di Mariana Cortesi risale solo a pochi mesi fa, quando, da agosto ad ottobre 2020, ha lavorato come infermiera di Medici senza Frontiere nell’ospedale di Lashkar Gah, capitale della provincia di Helmand, una delle sole tre strutture di riferimento nel sud del Paese, dove l’associazione internazionale lavora a sostegno del Ministero della Salute. Cortesi, 32 anni, nata in Brasile ma cresciuta nella Bergamasca dalla famiglia adottiva, da due anni fa parte del team emergenza di Medici senza Frontiere (con cui lavora dal 2017). In Afghanistan, da agosto a ottobre 2020, ha lavorato come coordinatrice dell’ospedale di Lashkar Gah, in un’area gravemente colpita da conflitti attivi e insicurezza, con poche strutture mediche completamente funzionanti. "Una zona – ricorda – dove a più riprese, nel corso dell’anno, ci sono state escalation del conflitto. Durante la mia permanenza, c’erano bombe, attacchi su base giornaliera: noi fornivamo supporto al vicino ospedale traumatologico per rispondere all’ingente flusso di ferito. Paura? Abbiamo dei protocolli molto stretti a livello di sicurezza, poi la si supera pensando all’aiuto che si offre alla popolazione. La preoccupazione è che le persone non riescano ad arrivare in ospedale e che non possano quindi ricevere le cure necessarie".
Come spesso accade, le persone che si incontrano non sono solo persone da curare, ma anche storie da ascoltare. "Ne ho conosciute di drammatiche – ricorda – la donna, soprattutto, è una figura molto vulnerabile, esposta a violenze di ogni tipo. Ci sono delle organizzazioni anche locali che stanno lavorando con le donne, con cui collaboravamo, ad esempio, a ricreare degli spazi protetti". Ora Medici senza Frontiere sta continuando a svolgere attività mediche a Herat, Kandahar, Khost, Kunduz e Lashkar Gah. Qui, dove pure la situazione è più calma, arriva un gran numero di pazienti perché le altre strutture mediche nell’area non hanno farmaci o sono chiuse per mancanza di personale. Dopo aver prestato il suo servizio anche a Bergamo nell’emergenza Covid e dopo alcuni mesi in Etiopia, ora Cortesi è pronta a partire per Haiti, flagellato dal terremoto. "Un’altra crisi di cui si parla poco – spiega – ma la situazione è molto critica".
Federica Pacella