Blitz e beni confiscati L’atlante della mafia

Numeri e operazioni che disegnano le ramificazioni della criminalità organizzata. L’associazione Libera ha tratteggiato i numeri del malaffare a Bergamo

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di Michele Andreucci

Un atlante che disegna, attraverso cifre e fatti, l’infiltrazione mafiosa del territorio della Bergamasca. L’associazione Libera ha presentato i dossier 2020 e 2021 su “mafie, criminalità organizzata ed economica in provincia di Bergamo“, pubblicazione redatta sulla base di una rassegna stampa e dell’analisi di atti giudiziari e relazioni istituzionali raccolti sul territorio. Dal lavoro emerge che nel 2020 ci sono stati 46 episodi (e 11 dichiarazioni istituzionali), mentre nel 2021 sono stati 63 (oltre a 15 dichiarazioni istituzionali), tra blitz, indagini, sequestri di droga, misure di prevenzione patrimoniali. "Non si tratta solo di episodi di mafia in senso stretto - spiega Francesco Breviario, referente provinciale dell’associazione Libera -, ma sono comprese anche vicende che richiamano quel modus operandi o sono comunque significative per l’impatto sulla nostra realtà".

Sul fronte delle mafie, la ‘ndrangheta, criminalità organizzata, con base in diversi territorio della Calabria e con “filiali“ attive nel Nord Italia e ribattezzate “locali“, molto attive nelle province lombarde, resta l’organizzazione più radicata: gli ultimi due anni hanno fatto registrare le condanne (in primo grado a Bergamo per il filone "ordinario", già in appello per il filone bresciano in abbreviato) per l’operazione “Papa“, che dal 2019 ha fatto luce su un giro di estorsioni e incendi a opera di clan calabresi. "In quelle condanne - è il pensiero di Libera - c’è la certificazione giudiziaria dell’operatività della ‘ndrangheta anche nel nostro territorio".

Almeno cinque, poi, le inchieste partite da altre procure ma che hanno messo in luce tra il 2020 e il 2021 la presenza di propaggini della ‘ndrangheta anche nella Bergamasca. Il dossier di Libera, giunto alla settima edizione, permette anche di tratteggiare un confronto col passato. Ed è nella voce dei beni confiscati - gli immobili e le aziende che lo Stato ha strappato a clan, evasori, trafficanti - che si nota un sobbalzo importante. Ad aprile 2022 la Bergamasca risulta punteggiata da 170 beni confiscati (comprese 15 aziende) sparsi tra 45 Comuni, a fine 2017 i beni confiscati erano invece 128: un aumento del 39% in meno di cinque anni, senza contare le decine di immobili attualmente fermi alla fase del sequestro, il primo passo verso la confisca. L’impegno è orientato soprattutto verso quegli immobili - sono 112 tra appartamenti, garage, terreni, magazzini e negozi - che si trovano ancora sotto la gestione dell’Agenzia Nazionale per i beni confiscati.