Azzano, la tragedia di Luca e Matteo: "Investimento non volontario"

I due ragazzi travolti sulla Vespa dopo le frizioni in discoteca: le motivazioni della sentenza che ha condannato Scapin per omicidio stradale

Il lunotto rotto è stato uno degli elementi importanti per ricostruire l’accaduto

Il lunotto rotto è stato uno degli elementi importanti per ricostruire l’accaduto

Azzano San Paolo (Bergamo), 13 ottobre 2020 - Un tragico epilogo che si è consumato in dieci secondi. La morte di Luca Carissimi e Matteo Ferrari, 18 e 21 anni, che in sella alla Vespa furono travolti ad Azzano San Paolo la notte del 4 agosto di un anno fa, dopo una serata in discoteca, non è stato il gesto volontario di Matteo Scapin, 34 anni, di Curno, che era al volante della Mini Cooper su cui c’era pure la fidanzata. La sentenza, pronunciata l’11 settembre dal gup Massimiliano Magliacani, ha derubricato il reato da omicidio volontario a omicidio stradale, aggravato dalla guida in stato di ebbrezza e dalla fuga, con la condanna dell’imputato, difeso dagli avvocati Andrea Pezzotta e Riccardo Tropea, a 6 anni e 8 mesi. Pena decisamente ridimensionata rispetto ai 18 anni chiesti dal pm Guido Schininà. Secondo la tesi della procura, la sterzata di Scapin contro la moto fu volontaria. Ora si conoscono le motivazioni della sentenza. Scapin, in sede di interrogatorio, aveva precisato di essere scappato con l’auto per lo spavento di aver visto che veniva inseguito dai fari di un altro veicolo e di aver urtato il ciclomotore condotto da Luca Carissimi per un errore di guida e non in modo volontario: secondo il tribunale, la ricostruzione e le dichiarazioni rese trovano riscontro negli indizi che scaturiscono dagli atti di indagine, per cui devono essere privilegiate rispetto alla tesi accusatoria.

Il comportamento dell’imputato, si legge, dimostra un’indole docile ed esclude una personalità capace di vendicarsi dei torti subiti con gesti estremamente violenti e pericolosi, come quello di investire un ciclomotore con l’auto. Quella sera in discoteca, la ragazza di Scapin era stata palpeggiata da uno dei due ragazzi e, nonostante le minacce e le aggressioni fisiche, ha atteso la chiusura del locale prima di uscire nella speranza - è scritto nelle motivazioni - che i due si fossero allontanati. La prova dell’aggressione è confermata da un certificato medico. Per quanto riguarda la fuga, è ragionevole pensare che l’imputato abbia accelerato per scappare verso casa. Dagli accertamenti tecnici è emerso in modo chiaro che l’urto è avvenuto al centro della corsia in direzione Bergamo: questo avvalora ulteriormente il convincimento che il tamponamento è avvenuto per un errore di Scapin il quale, sotto l’effetto dell’alcol e terrorizzato, non è stato in grado di effettuare una manovra per evitare la Vespa. Gli indizi presentano quindi una chiave di lettura alternativa plausibile e rispondente agli atti di indagine. Il gup ha stabilito un risarcimento danni di 1,6 milioni per le famiglie (assistite dagli avvocati Dimitri Colombi e Francesca Longhi), uscite dal tribunale delusi il giorno della sentenza.