Uno, Rocco Di Lorenzo, casertano, nel giro si faceva chiamare “lo zio“. L’altro, Gazmend Prenga, albanese, era conosciuto come “gas“. Il primo è stato condannato a 11 anni, il secondo a 7 anni. "I due imputati avrebbero fatto parte di un associazione stabile, finalizzata alla commissione di pluralità di azioni criminose, estorsioni e avvalendosi di una stabile struttura". E’ un passaggio delle motivazioni con cui il collegio della Corte d’assise, presieduto da Giovanni Petillo (a latere Alberto Longobardi e Maria Beatrice Parati) lo scorso 28 luglio aveva condannato i due per tutti i 17 capi di imputazione.
Di Lorenzo ritenuto dai giudici "capo e promotore" dell’associazione per delinquere che tra giugno 2016 e settembre 2018 aveva estorto denaro a sei persone, tra cui degli imprenditori, facendo leva su crediti fittizi. Mentre Prenga, a cui sono stati contestati 12 capi di imputazione, è stato ritenuto un "mero partecipante". L’indagine della Guardia di finanza, coordinata dal pm Emanuele Marchisio, ha portato a due condanne in abbreviato, due patteggiamenti e altre due condanne a dibattimento, fra cui quella che chiama in causa Di Lorenzo, “lo zio“. Hanno fatto parte anche Roberto Iannello, Giovanni Luordo e Marcello Sipione, tutti e tre giudicati separatamente.
F.D.