"Assedio" alla casa del sindaco Gori: condanna unanime per il corteo intimidatorio / VIDEO

Protesta bis, ma in toni dimessi Il primo cittadino: "Comprendo la rabbia, ma è l’ora della responsabilità"

La protesta organizzata giovedì sera sotto la casa del sindaco di Bergamo

La protesta organizzata giovedì sera sotto la casa del sindaco di Bergamo

Bergamo, 7 novembre 2020 - Il bis è andato in scena ieri sera, ma è stato moto diverso dal corteo non autorizzato di protesta contro il lockdown organizzato ventiquattr’ore prima, con più di 300 persone che per quasi due ore sono rimaste sotto la casa del sindaco Giorgio Gori a urlare slogan tra fumogeni e striscioni. Ieri non c’è stata alcuna tensione, i manifestanti fuori da Palazzo Frizzoni erano poche decine (circa quaranta), quasi nessun commerciante, alcuni negazionisti, pochi giovani studenti e alcuni militanti organizzati con immancabili tricolori. Ad evitare un’altra protesta “intimidatoria”, oltre alle norme del coprifuoco, sono state anche le reazioni unanimi contro l’“assedio” all’abitazione del sindaco. Inoltre, il sospetto che il primo corteo fosse controllato da esponenti di destra, vista la presenza di neofascisti e leghisti, ha ulteriormente convinto i più arrabbiati a starsene a casa. In realtà s arebbe un errore credere che la legittima protesta dei commercianti fosse guidata da una regia politica: il corteo è nato dalla rabbia vera di chi rischia di perdere il lavoro e con esso la speranza di un futuro sereno per sè e per la propria famiglia. Ma il sindaco Gori è l’obiettivo sbagliato contro cui sfogare tale rabbia: non è lui che decide le chiusure. E soffiare sul fuoco della disperazione è pericoloso, oltre che irresponsabile.

I tanti messaggi di solidarietà al sindaco arrivati ieri hanno in comune proprio questo: un invito al senso di responsabilità e a tenere i toni del confronto entro confini civili. Significativo che, oltre che da partiti, esponenti politici (compreso il governatore Fontana) e sindacati, la solidarietà sia stata espressa anche dalle associazioni del commercio, Ascom-Confcommercio e Confesercenti. Da parte sua Gori si è espresso via facebook: "Riconosco il diritto di chiunque a manifestare e anzi capisco perfettamente la preoccupazione di chi vive della propria attività e teme che la nuova chiusura possa darle il colpo di grazia. Ho sostenuto la richiesta di ristori immediati e m’impegnerò perchè l’amministrazione sia al fianco di questi lavoratori. Un sindaco non c’entra però nulla con la decisione di indicare come ‘rossa’ una certa area. Decide il governo. Io peraltro ho scritto al ministro Speranza e al presidente Fontana insieme ai sindaci di Brescia, Cremona e Mantova per capire se ci siano le condizioni per esentare da alcune misure le province in cui la situazione sia meno grave: vedremo nei prossimi giorni".