Una finestra di roccia emersa a fine estate, testimonianza inequivocabile che anche oltre i 3000 metri il ghiacciaio inizia a soffrire. Mentre è in corso a Dubai la controversa Cop28 sul clima, sono impressionanti le immagini del time-laps del Fellaria, pubblicato dal Servizio glaciologico lombardo sul proprio profilo social. Il 2023 non è stato da meno del 2022: basti ricordare lo zero termico registrato a 5.300 m il 21 agosto e oltre i 5.000 per ben 3 giorni consecutivi ai primi di settembre. I record fanno danni ma quel che è peggio per i ghiacciai è la persistenza delle alte temperature: al Fellaria nella zona della fronte a 2.600 m si sono persi 7 metri di spessore di ghiaccio (7,55 nel 2022); più in quota le differenze tra le due annate sono leggermente maggiori, ma rimangono il secondo valore peggiore dell’ultimo decennio.
"Il ghiacciaio – spiegano Riccardo Scotti e Matteo Oreggioni di Sgl – ha perso spessore, è emersa a fine estate una finestra di roccia a chiara testimonianza che anche lassù, oltre i 3000 m, il ghiacciaio sta iniziando a soffrire in modo significativo, i crolli e quindi il flusso di ghiaccio sono più rari così come i conoidi di rimpasto sono di dimensioni sempre più limitate". Pesa il processo di “calving“, lo scalzamento di blocchi di ghiaccio favorito dall’erosione dell’acqua del lago stesso, che ha provocato la formazione della voragine di fronte alla fotocamera: dove fino al giugno 2022 c’erano 30 m di ghiaccio oggi c’è il lago. "La situazione ci impone un’accelerazione nei processi di negoziazione diplomatica, perché la crisi climatica non può più essere vista come la crisi di tutti e di nessuno".
Federica Pacella