Così Elena Casetto morì nell’incendio del letto in ospedale. "Tentò di bruciare le cinghie"

Bergamo, la testimonianza sul rogo in corsia del 2019. La giovane era legata al letto e non trovò scampo

Elena Casetto è morta tragicamente in ospedale a 19 anni

Elena Casetto è morta tragicamente in ospedale a 19 anni

Bergamo – Come si è scatenato l’incendio nella stanza della Torre del reparto di Psichiatria del Papa Giovanni XXIII dove si trovava Elena Casetto? Un’ipotesi l’ha formulata l’ispettore Foggetti del Nia regionale (Nucleo investigativo antincendio dei vigili del fuoco). Il rogo in cui perse la vita Elena, 19 anni, è avvenuto la mattina del 13 agosto 2019. Foggetti, assieme ad altri colleghi, prese parte ai due sopralluoghi all’ospedale effettuati il 14 e il 19 agosto. Davanti al giudice Laura Garufi, alla domanda del pm Letizia Ruggeri - "A che conclusione siete giunti nella vostra relazione?" - l’ispettore del Nia ha spiegato che "l’incendio si è innescato perché la ragazza ha utilizzato l’accendino (che poi è stato trovato durante l’autopsia alla vittima, ndr ) perché con tutta probabilità voleva liberarsi dei lacci di contenzione a letto".

È un drammatico passaggio dell’udienza al processo che deve far luce sulla morte della 19enne, ricoverata dopo un tentativo di suicidio del 31 luglio. Due gli imputati , Alessandro Boccamino di Lissone ed Eugenio Gallifuoco, di Paderno Dugnano, addetti alla sicurezza: lavoravano per una società di Udine che gestiva il servizio antincendio in ospedale. Assistiti dagli avvocati Francesca Privitera e Stefano Buonocore, devono rispondere di incendio e omicidio colposo. La relazione conclusiva del Nia è frutto di accertamenti tecnici irripetibili cui partecipò anche il consulente della Procura.

"Abbiamo effettuato anche una simulazione in un stanza dell’ospedale ricreando la stessa situazione in cui si è verificato l’incendio. E anche in questa occasione siamo giunti alla stessa conclusione, vale a dire – continua l’ispettore – che l’innesco è partito dal letto dove si trovava Elena Casetto". I materassi e i cuscini erano a norma, secondo il protocollo di prevenzione certificato in dotazione all’ospedale. La stanza dove si trovava la 19enne in breve si è riempita di fiamme e fumo. La paziente è morta in meno di 4 minuti a causa delle ustioni e delle inalazioni di fumo. Fiamme, fumo, un surriscaldamento che provocato la rottura dei tubi dove passa l’ossigeno creando una situazione di sovraossigenazione con temperature altissime (le strutture in alluminio si erano letteralmente danneggiate, e l’alluminio fonde a 660°).

Impossibile sopravvivere. Dall’allarme alla sala operativa dell’ospedale all’arrivo della prima squadra dei vigili del fuoco del distaccamento di Dalmine erano passati venti minuti. La situazione al piano di Psichiatria era grave: impossibile spegnere le fiamme passando dal corridoio. Il pm all’ispettore: "Ma con un estintore si poteva spegnere il rogo?". "Solo avvicinandosi al letto, ma con le dovute protezioni". Ed Elena morì tra le fiamme.