Morta incinta di due gemelle, Maroni: "Vogliamo certezze su quanto accaduto"

Oggi sono state acquisite le cartelle cliniche di due delle tre strutture sanitarie che si sono occupate della donna mentre giovedì verrà conferito l'incarico per l'autopsia sul corpo di Claudia Bordoni

Claudia Bordoni, morta in ospedale mentre era incinta di due gemelle

Claudia Bordoni, morta in ospedale mentre era incinta di due gemelle

Grosio (Sondrio), 2 maggio 2016 - Verrà conferito giovedì prossimo, 5 maggio, da parte della Procura di Milano l'incarico ad un medico legale per l'autopsia sul corpo di Claudia Bordoni, 36 anni, morta lo scorso 28 aprile alla clinica Mangiagalli, dove era ricoverata per complicazioni derivanti dalla gravidanza scaturita da procreazione medica assistita effettuata all'ospedale San Raffaele. La donna era incinta di due gemelle e anche i feti non sono sopravvissuti.

Oggi sono state acquisite le cartelle cliniche al San Raffaele e alla clinica Mangiagalli due delle tre strutture che si sono occupate della donna. Gli inquirenti nelle prossime ore procederanno ad iscrivere una serie di persone, in particolare medici, nel registro degli indagati anche a garanzia per permettere a questi ultimi di nominare propri consulenti per seguire gli esami autoptici. Presto il ministerodovrebbe mandare i funzionari anche all'ospedale di Busto Arsizio (Varese), altro nosocomio dove la donna si recò. Giovedì prossimo alla Mangiagalli potrebbe presentarsi anche la 'task force' attivata da Regione Lombardia.

Nel frattempo sulla drammatica vicenda è intervenuto anche il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni il quale ha spiegato che  "Sono in corso valutazioni approfondite. Ci uniamo al dolore della famiglia e mi auguro che nel giro di pochi giorni, dopo l'autopsia, si possano avere le certezze su quello che è avvenuto". "Abbiamo inviato subito una task force della Regione e stiamo collaborando con gli ispettori del Ministero della Salute", ha anche aggiunto. L'obiettivo, ha concluso, è la "tutela del buon nome della clinica, del buon nome della sanità lombarda", ma soprattutto "evitare che possa succedere di nuovo un fatto così triste".