Lissone, picchiata perché non voleva prostituirsi nel centro massaggi

Denunciata la titolare di un locale cinese, ritenuto luogo di incontri a pagamento. Blitz della polizia e dei vigili - VIDEO

Lissone, immagini del blitz di Polizia Locale e Polizia di Stato nel centro massaggi cines

Lissone, immagini del blitz di Polizia Locale e Polizia di Stato nel centro massaggi cines

Lissone (Monza), 9 maggio 2016 - Formalmente era un centro massaggi, di fatto una casa d'appuntamenti, la cui reale attività era, almeno prevalentemente, quella della prostituzione. Un'operazione congiunta della Polizia Locale di Lissone e del Commissariato di Polizia di Monza ha portato alla chiusura del centro benessere «YaGe» di via Gramsci, in pieno centro città, e al fermo - già convalidato dalla magistratura - della titolare Yu Meiyun, 43enne di origini cinesi, attualmente detenuta in regime di custodia cautelare nel carcere di San Vittore a Milano. La donna, in possesso di regolare permesso di soggiorno in Italia come operaia, dovrà rispondere dei reati di sfruttamento della prostituzione con l'aggravante della violenza e delle minacce e sfruttamento della condizione di clandestinità.

Il blitz delle forze dell'ordine ha portato al sequestro di materiale comprovante l'attività e di circa 3mila euro in contanti e altra valuta estera - sterline e yuan o renminbi della Repubblica Popolare Cinese. All'origine dell'operazione, un intervento della Polizia Locale per un presunto investimento di pedone in via Gramsci, lo scorso 12 aprile: dopo i primi accertamenti gli agenti di Lissone hanno subito capito che l'incidente non era stato accidentale e che la vittima, una 35enne di nazionalità cinese, era uscita, sanguinante e con evidenti segni di percosse, dal vicino centro benessere «YaGe» e si era buttata a terra nel tentativo di attirare l'attenzione e chiedere così aiuto. Trasportata immediatamente al pronto soccorso con diverse contusioni al viso, i medici dell'ospedale San Gerardo di Monza l'avevano giudicata guaribile in 5 giorni. All'inizio la donna - che non conosceva l'italiano e non aveva il permesso di soggiorno - non voleva fornire alcun dettaglio sulla dinamica dei fatti, sia per le difficoltà di comunicazione dovute alla barriera linguistica, sia soprattutto per la paura legata alla sua condizione di immigrata clandestina e per le possibili ripercussioni delle sue dichiarazioni. Grazie al lavoro del vicecomandante Stefano Lanna e degli altri agenti del comando di Lissone, che sono riusciti a conquistare la fiducia della 35enne - facendole comprendere che qualora avesse collaborato alle indagini non sarebbe rimasta sola ma avrebbe avuto la possibilità di essere aiutata a lasciarsi alle spalle quel passato di violenze -, la Polizia Locale ha convinto la vittima, anche con l'aiuto di intermediari, a raccontare la propria storia, cominciata con la promessa di un lavoro decoroso in Italia e finita invece in una situazione di sfruttamento sessuale. Sulla scorta anche di accertamenti già eseguiti, gli agenti hanno quindi avuto la conferma di trovarsi di fronte a una violenza continua nei confronti di una persona per obbligarla a prostituirsi.

La 35enne ha infatti raccontato di aver subito più volte pestaggi e percosse. La Polizia Locale ha perciò chiesto la collaborazione del Commissiariato di Polizia di Monza, che ha messo a disposizione la propria struttura e i propri mezzi ai colleghi e ha immediatamente attivato per la donna il progetto di protezione anti-tratta: portata in una struttura protetta individuata assieme ai servizi sociali, per la giovane cinese, che ha deciso di denunciare la sua sfruttatrice, è già stata avviata la pratica per ottenere un permesso di soggiorno per motivi di giustizia. Intanto Polizia Locale e Polizia di Stato hanno cominciato a tessere la tela necessaria a dimostrare il collegamento tra la violenza e lo sfruttamento della prostituzione, svolgendo assieme un'approfondita indagine sul centro benessere: ne è emerso che l'attività quasi esclusiva era quella della prostituzione. La titolare del centro è stata quindi segnalata alla Procura della Repubblica di Monza per i reati di sfruttamento della prostituzione con l'aggravante della violenza e delle minacce e sfruttamento della condizione di clandestinità: la ricostruzione fatta è stata integralmente accolta dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Monza ed è partito così il decreto di sequestro preventivo dei locali del centro massaggi. Due poliziotti, fingendosi normali clienti, si sono presentati allo «YaGe»: la titolare, che nel frattempo aveva trovato un'altra giovane ragazza da sfruttare, non sospettando nulla ha offerto le prestazioni sessuali della malcapitata per 70 euro, a dimostrazione del fatto che l'attività criminale stava continuando.

A quel punto gli uomini della Polizia Locale e del Commissariato di Monza hanno fatto scattare la perquisizione: nei locali di via Gramsci hanno trovato un po' ovunque tracce dei rapporti sessuali che lì abitualmente venivano consumati, il denaro evidentemente frutto dell'attività e gli effetti personali della 35enne cinese sottratta allo sfruttamento. La titolare è stata sottoposta a fermo di polizia giudiziaria e denunciata. Il fermo è stato poi convalidato dall'autorità giudiziaria e ora la donna si trova a San Vittore.