
I vertici dell'Arma in caserma
Vimercate (Monza e Brianza), 11 aprile 2015 - Ora è nel carcere di Monza Claudio Giardiello, l’uomo che giovedì mattina ha ucciso tre persone, un giudice, un avvocato e un ex socio, e ne ha ferite altre tre nel Tribunale di Milano.
Era lì per difendersi dall’accusa di bancarotta dell’immobiliare Magenta srl di cui era socio principale quando per vendetta si è trasformato in un implacabile killer.
È stato portato in cella giovedì, verso mezzanotte, dopo 9 ore passate in osservazione al pronto soccorso di Vimercate per un malore avuto nella caserma di via Damiano Chiesa dopo la cattura.
Il sospetto degli inquirenti, confermato dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, è che se non fosse stato preso avrebbe potuto continuare ad uccidere. La vittima poteva essere Massimo d’Anzuoni, un altro ex socio di minoranza in una società. L’uomo vive a Carvico, nella Bergamasca che si trova a soli 17 chilometri da Vimercate e si può raggiungere da strade secondarie passando da Bernareggio, Robbiate e Paderno d’Adda.
La mattina della strage D’Anzuoni non si era presentato all’udienza del processo per bancarotta fraudolenta.
Giardiello nell’interrogatorio dopo la cattura avrebbe ammesso che stava andando a uccidere un altro coimputato.
L’itinerario seguito durante la fuga di 25 chilometri, dal palazzo di Giustizia di Milano, in zona Porta Vittoria, alle Torri Bianche in sella allo scooter Suzuki, non è stato dunque scelto a caso. Faceva parte di un piano ben preciso. Che doveva concludersi a Carvico con un’altra esecuzione.
Un piano che i carabinieri gli hanno impedito di portarlo a termine. Un brigadiere e un appuntato del nucleo operativo e radiomobile di Vimercate lo hanno bloccato e disarmato in un parcheggio fuori del centro commerciale. I loro nomi l’Arma vuole tenerli segreti. Forse perché cerca di evitare che si trasformi in spettacolo la tragedia. Sulla sua pagina Facebook giovedì dopo mezzogiorno, uno dei due eroi nascosti, aveva postato: "Colpaccio. Alla grande". Ieri mattina il suo profilo è scomparso dal social. Prima che diventasse irraggiungibile abbiamo potuto leggere i commenti dei suoi amici.
Il figlio scrive:"Grande papà, sono davvero orgoglioso". E una parente: "Grande cugino!!!".
Un altro gli chiede "L’hai beccato tu?" e lui risponde: "Sì".
Altri commentano: "Bravissimi, grande professionalità degli uomini dell’Arma, complimenti". Restano adesso da chiarire le modalità della cattura. Prima di tutto c’è da chiedersi chi ha visto il fuggitivo andare verso Vimercate.
Sarebbe stata una postazione fissa di riconoscimento targhe, dotata di telecamera, installata a Brugherio. Ha catturato e decifrato cifre e lettere e ha comunicato alla centrale il passaggio della moto a cui gli investigatori davano la caccia.
Il numero di targa era stato trovato grazie al sistema di videosorveglianza del Tribunale e inserito nel sistema che controlla l’apparecchiatura. Poi Giardiello è stato visto passare da una pattuglia dei carabinieri di Concorezzo e infine catturato e disarmato a Vimercate, due chilometri più avanti, non appena è sceso dalla moto, da un’auto civetta dei carabinieri che si era appostata ad attenderlo.
Si era fermato lì, questo avrebbe detto agli investigatori, per prendere un caffè e fumare una sigaretta. Eli ha ringraziati, "perché altrimenti saerei andato a uccidere un’altra persona in provincia di Bergamo!".