Sovico (Monza), 24 maggio 2016 - Una società di ristorazione a Lissone, sei immobili tra appartamenti e garage, disponibilità finanziarie e sette quadri d'autore. Sono i beni confiscati dalla Dia a un imprenditore brianzolo di origini calabresi, già condannato per ricettazione, sostituzione di denaro provenienten da rapina, detenzione illegale di armi e truffa. La Dia ha eseguito un provvedimento di confisca di beni emesso dal Tribunale di Monza. I beni appartenevano a Filippo Valente, quarantanovenne nativo di San Costantino Calabro in provincia di Vibo Valentia e residente a Sovico in Brianza. Nell'aprile del 2016 all'imprenditore erano stati sequestrati due immobili a Sovico, un'attività molto ben avviata di ristorazione a Lissone, il 'Mr Cicciò' in via Valassina 346, un'altra attività commerciale di vendita di calzature, borse ed accessori a Monza, due locali adibiti ad esercizio commerciale a Monza, numerosi conti correnti, tre autovetture e alcune opere d'arte di valore (rinvenute nell'abitazione di Sovico) per un valore stimato complessivo di oltre un milione di euro.
L'imprenditore è ritenuto legato alla 'ndrangheta, in particolare alla cosca Piromalli-Bellocco, che avrebbe aiutato nel traffico di stupefacenti. Suo fratello e suo padre sono stati entrambi uccisi, a 15 anni l'uno dall'altro, in agguati di stampo mafioso. Nel 2014 la Prefettura di Monza Brianza aveva emesso un'interdittiva antimafia a carico dell'attività di ristorazione a lui riconducibile, ritenendo sussistente il rischio di infiltrazione mafiosa nella gestione e nelle scelte economiche dell'attività commerciale. La confisca di questi giorni è invece frutto del sequestro effettuato nell'aprile dello scorso anno, sempre ad opera della Dia che aveva avviato indagini proprio a seguito dell'interdittiva della Prefettura; dopo approfondite indagini economico-finanziarie nei confronti dell'imprenditore e del suo nucleo familiare che avevano consentito di acclarare una cospicua sproporzione tra i redditi dichiarati e gli investimenti effettuati.