Lo Stato lo fa fallire. E ora gli toglie la casa

Beffa in Tribunale per l'imprenditore monzese Sergio Bramini

Sergio Bramini

Sergio Bramini

Monza, 25 luglio 2017 - Un fulmine a ciel sereno forse no, ma poco ci manca. Sergio Bramini deve abbandonare a 70 anni la sua villa a Sant’Albino entro dieci giorni. Il giudice del Tribunale di Monza ha sciolto la riserva che si era preso a proposito della perizia contestata dell’immobile (finiture di pregio, 30 vani, 740mq, 2.320 mq di parco, laghetto e piscina riscaldata, box doppio) e ha dato pienamente ragione al curatore fallimentare, o quasi.

Nel senso che ha innalzato il valore stimato della villa, ma al contempo ne ha abbassato decisamente la base d’asta: in soldoni, basterà presentarsi con 670mila euro per aggiudicarsela. E a ogni asta successiva, il valore verrà decurtato di un altro 25%. «Ormai sono trattato alla stregua di un delinquente - spiega amareggiato Bramini -, l’altro giorno (udienza del 19 luglio) il giudice aveva lasciato intendere che si sarebbe preso del tempo per sciogliere la riserva riguardo alle contestazioni che avevamo presentato, si supponeva che la partita sarebbe stata spostata a dopo l’estate, così avrei avuto altro tempo per vendere autonomamente la mia casa... e invece no, il 22 luglio il giudice ha depositato il decreto, che forse aveva già pronto nel cassetto». Sergio Bramini è a pezzi. Anche perché sta di fatto pagando una situazione difficile da accettare. Già imprenditore di successo, capace di fatturare 5 milioni all’anno nel settore della gestione dei rifiuti, si era ritrovato alle prese con l’insolvenza del suo principale committente: vale a dire lo Stato, da cui avanza qualcosa come oltre 4 milioni di euroCostretto a indebitarsi in modo sempre più pesante (si era rifiutato di licenziare i suoi 32 dipendenti),

Bramini era alla fine fallito. Beffa delle beffe, due anni dopo era entrata in vigore anche in Italia una nuova legge europea: la sua posizione doveva venire stralciata dato che il fallimento dipendeva dai mancati pagamenti della pubblica amministrazione. Troppo tardi, però, per fermare un declino ormai inarrestabile. Inutili anche le sue proteste con in cartello al collo davanti ai Tribunali di Monza e Milano. E adesso? «Devo trovare un posto dove andare a vivere con moglie, tre figli e nipotina - dice sconcertato -: proverò a fare opposizione affinché mi lascino nella mia casa quantomeno finché non l’avranno assegnata a qualcun altro. E tenterò di velocizzare la pratica della procedura da sovraindebitamento a cui sta lavorando un poule di avvocati specializzati proprio in situazioni come la mia». Ci vorrebbe un miracolo, altrimenti la bella villa di Bramini finirà in mano di qualcun altro. «E io andrò in una tenda»