Terrorista ucciso, al San Gerardo assalto al poliziotto che non sapeva di essere eroe

Solo alle 10 del mattino Cristian Movio ha saputo che il magrebino era l'attentatore di Berlino

L’incontro fra il medico che ha operato Movio e la stampa

L’incontro fra il medico che ha operato Movio e la stampa

Monza, 24 dicembre 2016 - «Allah Akbar» pareva inizialmente avesse urlato mentre sparava. Smentito. Più degne di fede le frasi riportate da due persone che hanno avuto modo di ricostruire la vicenda e ieri mattina hanno parlato con l’agente ferito. «Sono contento di essere stato utile in questo marasma che sta succedendo in Europa» ha detto il poliziotto a Fabrizio Sala, vicepresidente della Regione Lombardia. E «Poliziotti bastardi!» ha gridato invece il terrorista agli agenti mentre sparava su di loro poco prima di morire. Lo ha raccontato ieri nelle prime ore del pomeriggio il questore di Milano Antonio De Iesu, appena uscito dalla stanza dove il capoequipaggio Cristian Movio è ricoverato al Reparto di Ortopedia dell’ospedale San Gerardo di Monza. Quella di ieri è una giornata che resterà a lungo nella memoria dei due ragazzi che si sono imbattuti e hanno neutralizzato Anis Amri, il terrorista tunisino autore dell’attentato di Berlino.

Cristian Movio, 36 anni (è nato l’8 maggio 1981 a Latisana, un paesino della Bassa friulana in provincia di Udine), entra nell’ospedale San Gerardo attorno alle 4 e un quarto del mattino. Gli hanno sparato alla spalla destra, un proiettile si è conficcato nella parte superiore. Arriva in codice rosso, ma è cosciente, non sarà mai in pericolo di vita. E non sa di essersi appena guadagnato i galloni di eroe. Alle 5, Movio viene trasferito in Ortopedia: il suo codice passa da rosso a verde, come si diceva non è grave. Solo alle 10 passate, verrà a sapere che quella notte è stato ferito dall’attentatore di Berlino. L’istantanea della sua divisa con i segni del buco di proiettile viene postata in rete dalla stessa Polizia di Stato, la quale in giornata diffonderà anche una sua fotografia nel letto di ospedale dopo l’intervento chirurgico a cui viene sottoposto.

Già, l’intervento: ci pensa il primario di Ortopedia Giovanni Zatti, dura una ventina di minuti e riesce perfettamente. «Non è stato particolarmente difficile, anche se non esistono interventi chirurgici facili. Il proiettile si è fermato al livello superiore della spalla destra. Il poliziotto sta bene, è tranquillo e non ha particolari problemi. Lo abbiamo sottoposto a un’anestesia leggera...», precisa. Intanto in ospedale viene steso un cordone di sicurezza. Al sesto piano del settore A, dove si trova la stanza di Movio, i poliziotti del Commissariato di Monza tirano un nastro bicolore: non si può passare. La gente però legge i giornali, e sull’ascensore che al mattino accompagna i primi agenti mandati a piantonare il collega un anziano con gli occhi lucidi non si trattiene: «Ringraziate il vostro collega, davvero!». In giornata lo faranno in tanti. Esponenti politici (il vicepresidente della Regione Sala, l’onorevole Pd Emanuele Fiano, la sindaca di Sesto San Giovanni Monica Chittò). E arrivano anche i mazzi di fiori. «Questo viene da Roma, ma non so da chi», dice un addetto alle consegne mentre consegna un mazzo ai piantoni. E poi ci sono i colleghi, tanti, del caposquadra, che da Sesto San Giovanni vanno a rendere onore a Cristian Movio. Persino carabinieri. E gli altri? Medici e infermieri dell’ospedale sono visibilmente su di giri per l’inatteso fuori programma. Come il Direttore Generale dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Monza, Matteo Stocco, che chiosa: «Ringraziamo questo poliziotto che ha avuto tanto coraggio». E così le fa eco la direttrice sanitaria Silvia Lopiccoli. dario.crippa@ilgiorno.net