Monza, non ha la tessera sanitaria: clochard malato resta senza dottore

Dimesso dall'Ospedale San Gerardo non può ricevere cure

DOCUMENTI La lettera di dimissioni del clochard che riporta chiara la dicitura: si riaffida al medico curante Peccato che non possa avere un dottore

DOCUMENTI La lettera di dimissioni del clochard che riporta chiara la dicitura: si riaffida al medico curante Peccato che non possa avere un dottore

Monza, 18 febbraio 2017 - «Si riaffida al medico curante». È la conclusione del foglio di dimissioni dal Pronto soccorso che alle 3.54 di giovedì è stato consegnato a Sem. Che uscito dall’ospedale è tornato dove l’ha prelevato quasi 6 ore prima un’ambulanza del 118, sotto il cavalcavia di via Marconi, e nelle stesse condizioni di partenza: vomito ogni volta che mangia che gli impedisce da un paio di giorni di alimentarsi, dolori addominali, a cui si aggiunge una lunga lista di malattie croniche, dal diabete all’epatite.

Tutti lo conoscono con il soprannome Sem, più semplice del nome vero Hassen, un piccolo uomo tunisino di 51 anni che sta a Monza dal 1986, ha lavorato una ventina d’anni come piastrellista, poi da almeno 8 anni è un senza tetto che si è ricavato un rifugio sotto il ponte di viale Fermi, vicino al Lambro a San Rocco. Un paio di settimane fa qualcuno ha dato fuoco alla capanna che si era costruito, lui si è salvato ma non ha cambiato posto e, con cartoni e sacchi di plastica, ha reso nuovamente «abitabile» il suo angolo. Quello dove ogni mercoledì sera lo vanno a chiamare i volontari della Croce Rossa che si occupano dei servizi di strada, l’Unità Infermieristica avviata a Monza quasi 4 anni fa da Mirella Riva per portare assistenza sanitaria di base e sostegno a chi non ne avrebbe accesso in altro modo.

Mercoledì l’ambulanza della Cri è passata da via Marconi poco dopo le 22 e Sem è apparso stare peggio del solito: dolori allo stomaco, glicemia insolitamente bassa per un diabetico. Dice di vomitare da un paio di giorni. Per i volontari della Cri è opportuno farlo vedere da un medico e chiamano il 112 per chiedere il trasporto al Pronto soccorso. Arriva un’ambulanza del 118, vengono ripetuti i controlli su Sem e arriva l’ok per portarlo in ospedale. Sem arriva al San Gerardo e alle 23.16 è sottoposto al triage di accettazione, una procedura che va un po’ per le lunghe quando l’infermiera constata che non ha documenti e già altre volte era stato portato lì. Ma gli viene assegnato un codice verde, ha una decina di persone prima di lui e poco più di un’ora d’attesa stimata dai monitor. Poi saranno poco più di due le ore passate in sala d’attesa, ma all’1.47 viene visitato da un medico. Gli fanno una flebo di fisiologica, poi l’esame del sangue, un’ecografia addominale e la radiografia al torace: risultano valori epatici sballati e un’acidosi, oltre al resto delle sue malattie croniche, alcune infettive. Alle 3.54 il medico firma il verbale di dimissioni e consegna il foglio a Sem: c’è scritto di rivolgersi al medico curante e di portare gli esami fatti e che sarebbe utile un approfondimento diagnostico per il fegato.

Sem se n'è tornato sotto il ponte e un medico non lo rivedrà presto. Perché non ce l’ha: è il corto circuito del sistema sanitario dove il diritto alla salute viene dopo la burocrazia. L’accesso alle cure, alle terapie, alle medicine richiede un dottore che le prescriva, ma chi non ha una residenza e una tessera sanitaria non ha neppure il medico. Sem ha provato a richiedere una residenza ma non l’ha mai ottenuta e non ha mai ricevuto una tessera sanitaria. Senza, non risulta nel Siss, l’elenco dei cittadini lombardi iscritti al sistema sanitario, quello con cui si assegnano i medici di famiglia e viene usato per fare le ricette. Invece i Pronto soccorso trattano le urgenze, ma per i casi come quello di Sem è più frequente il rinvio al medico curante che il ricovero per avviare una terapia. Per Sem equivale alla strada dove gli infermieri della Cri lo visitano ogni settimana, gli comprano alcune medicine e fanno tentativi di farlo entrare in qualche ospedale, ma finora un accesso a cure vere per lui è sempre stato precluso.