L'INTERVENTO DI VINICIO NARDO - I vizi del sistema giustizia

di Vinicio Nardo, avvocato in Milano

L'avvocato Vinicio Nardo

L'avvocato Vinicio Nardo

SI PARLA molto di riforme della giustizia, ma in modo approssimativo e demagogico. Il presidente Renzi segue la regola del colpo al cerchio ed alla botte, toccando le ferie dei magistrati ma, al contempo, accogliendone le richieste più stravaganti, come quella di combattere le lungaggini dei processi penali allungando i termini di prescrizione e celebrandoli tutti in videoconferenza. Non sono i ristretti termini o i trasferimenti dei detenuti che allungano i processi, ma i vizi strutturali del sistema. Ad esempio, l’obbligatorietà dell’azione penale fa si che le Procure siano intasate di procedimenti, il 60-70% dei quali si prescrivono negli armadi, ancor prima che, con la conclusione delle indagini preliminari, un avvocato abbia potuto metterci mano. Questo dimostra da un lato che gli avvocati, sui quali tanti opinion maker trovano comodo riversare le responsabilità, sono incolpevoli. Dall’altro che allungando la prescrizione si otterrà solo di far prendere la polvere per più anni ad un mare di carte. Il tutto a danno del cittadino, per il quale la pendenza del processo è già di per sé una pena, che così potrebbe durare all’infinito. Una cosa da stato autoritario.

UN APPROCCIO demagogico lo vediamo sulla corruzione, tema cui Milano è molto sensibile per i lavori dell’Expo. Si poteva scegliere di semplificare le procedure, rimuovendo così tutti quei passaggi burocratici dove si annida il pericolo che qualcuno unga le ruote per muovere la pratica o per ottenere vantaggi non dovuti. Si poteva quindi scegliere come commissario un avvocato, o al limite un ingegnere, esperto del ramo. Invece no, si è preferito fare il solito intervento che parla alla pancia del Paese, aumentando le pene qua e là, dunque focalizzando la risposta solo sul versante giudiziario e repressivo, anzichè sulla prevenzione. Ed ovviamente si è nominato commissario un superprocuratore, perché fosse chiaro il messaggio, ossia che il problema è l’infiltrazione della criminalità organizzata e non un apparato burocratico che sembra fatto apposta per incoraggiare la ricerca di scorciatoie e di favoritismi. Il problema della criminalità organizzata sicuramente esiste, a Milano come altrove, ma deve essere fronteggiato dalle forze di polizia con determinazione e competenza. Spesso, invece, assistiamo alla spettacolarizzazione delle indagini, con arresti mandati in diretta tv (com’è accaduto a Roma), e questo finisce per concentrare tutti i riflettori sempre e solo sul processo penale, con grave danno per il processo stesso, perché viene privilegiata la fase cautelare e ci si dimentica di quella dibattimentale, dove i fatti ipotizzati dall’accusa vengono vagliati da un giudice terzo. Cosicché succede che ogni tanto una sentenza di assoluzione faccia gridare allo scandalo, dimenticando che proviene da giudici che hanno approfondito i fatti secondo le regole del contraddittorio, tipiche di un ordinamento democratico.

GLI AVVOCATI in questa situazione sono spettatori impotenti, perché conoscono i danni enormi che un sistema burocratico obsoleto provoca ai loro clienti, così come sanno quanto sia inadeguata la risposta della giustizia civile e amministrativa, che spesso aggrava il danno invece di porvi riparo. Allo stesso tempo lamentano che, invece di ammodernare realmente la macchina giudiziaria, si tende a svalutare il diritto di difesa del cittadino, ipotizzando forme di rottamazione dei procedimenti o di liberalizzazione sfrenata. È fondamentale, questa la richiesta degli avvocati, che non si continui nella deriva che conduce a decisioni finte e prese al buio, e che spinge i cittadini a mettersi nelle mani di nuove figure professionali prive delle competenze e dei doveri deontologici degli avvocati. 

di Vinicio Nardo, avvocato in Milano

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