Tasse, in arrivo l'ennesima stangata: con la riforma del catasto le imposte sugli immobili aumenteranno del 188%

Decine di migliaia di alloggi popolari vedranno triplicato il proprio valore catastale e, va da sé, l’imponibilità fiscale, dalla Tasi all’Imu fino all’imposta di registro di Luca Salvi

Pagamento delle tasse

Pagamento delle tasse

Milano, 9 aprile 2015 - La riforma del catasto stravolgerà la banca dati degli immobili milanesi, aggiornando le “etichette” sotto le quali vengono classificati e recuperando lo scarto tra valore reale e valore catastale. Decine di migliaia di alloggi popolari vedranno triplicato il proprio valore catastale e, va da sé, l’imponibilità fiscale, dalla Tasi all’Imu fino all’imposta di registro (che nel 2014 hanno fruttato sotto la Madunina 817 milioni di euro di entrate, cioè una media di 631 euro ad abitante). Alla nuova classificazione corrisponderà una nuova funzione statistica per ricalcolare il valore patrimoniale dell’immobile, basata sul metro quadro e non più su singoli vani.

Confrontando l’attuale valore catastale medio delle abitazioni di tipo popolare (categoria A4) con una stima del nuovo possibile valore, ottenuto moltiplicando la superficie media degli immobili della categoria per la quotazione “Omi” al metro quadro, risulta che a Milano un quadrilocale da 61 metri quadri vedrebbe il suo valore catastale salire da 62.958 euro a 181.396, con un incremento di 118.438 euro. Risultato? I 126 euro che attualmente si pagherebbero di Tasi si impennerebbero a 363. Un incremento pari al 188% in più: quasi tre volte tanto. Un dato elaborato per “Il Giorno” da Agefis, l’Associazione dei geometri fiscalisti, tenendo però conto che sulla determinazione delle funzioni statistiche influiranno anche altri parametri come lo stato di conservazione, il piano o l’affaccio. A Milano gli immobili di tipo A4 sono 145mila (il 18,3% del totale) e dopo la riforma verranno convertiti in categoria 0/1 (abitazioni in fabbricati residenziali plurifamiliari o promiscui, ovvero palazzine e condomini) o 0/2 (abitazioni in fabbricati residenziali unifamiliari, plurifamiliari isolati o a schiera). In tutto, il riordino catastale riguarderà quasi 800mila unità immobiliari e sarà completata nel 2019.

«Questa è una riforma epocale – afferma Mirco Mion, presidente di Agefis – nata con l’obiettivo di perequare la tassazione immobiliare legata oggi a imposte come la Tasi e l’Imu, un domani alla “local tax”, per far sì che si paghi in funzione del valore dell’immobile di cui si è proprietari. Il pericolo vero è che non vengano rispettati i tempi e che quando la riforma prenderà corpo, la normativa sia già vecchia». Con la riforma del catasto, l’aggravio in termini di prelievo colpirà Milano più di altre città, «in quanto la distanza tra i valori di mercato e i valori catastali – spiega Luca Dondi, direttore generale di Nomisma – che a livello medio italiano è di poco inferiore al 130%, a Milano è superiore al 145%. Se il nuovo parametro diventa il valore di mercato, le realtà che presentano oggi gli scostamenti maggiori saranno chiamate a un aumento più che proporzionale in termini di basi imponibili». Come accadrà per centinaia di alloggi in centro a Milano accatastati come case popolari e di valore inferiore a quello di mercato perché divisi in pochi vani.

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