Moratti a Il Giorno: "Juve attenta, l'Inter è tornata"

"Messi? Tutto è possibile Suning può prenderlo. Vuole una squadra così forte da trascinare tutto"

Massimo Moratti visita la redazione del Giorno

Massimo Moratti visita la redazione del Giorno

Milano, 31 gennaio 2017 - Come una volta. La Juve che vince, l’Inter che insegue. A differenza del passato, però, la settimana del Derby d’Italia non si apre fra sospetti e polemiche che accompagnavano le sfide del passato. Basta vedere il volto sereno, tranquillo e sorridente di Massimo Moratti, ieri in visita alla redazione del Giorno. Fra ricordi, rimpianti e speranze. Con la saggezza del presidente (che è stato) col cuore del tifoso (che è rimasto).

Si aspettava di arrivare con questa classifica a Juve-Inter? «Non pensavo facessimo in tempo ad essere così vicini. Immaginavo che la squadra risalisse, perché Pioli è bravo come lo è anche Steven Zhang. Ma non credevo di recuperare punti e posizioni con questa velocità».

Da quasi vent’anni Juve-Inter è ricordata solo per lo scontro Iuliano-Ronaldo e l’invasione di campo di Simoni. Le viene in mente un’altra sfida? «Sì, del periodo con mio padre alla presidenza, lo vivevo con una grande passione perché era una nuova avventura. Mi è più facile ricordare un match vinto a Torino con una doppietta di Bettini, preso dall’Udinese. Un successo in casa della Juve, che era sempre forte, anche se noi andavamo bene».

Negli anni ha portato via diversi giocatori alla Juve, tra cui Ibra e Vieira. Ma è vero che ha provato anche con Buffon? «No, anche se con Gigi ho sempre avuto un rapporto molto simpatico quando ci siamo incontrati. Però preciso che Ibra e Vieira non sono stati portati via anche se poi qualcuno parlò di scippo, e questo non mi fece piacere. Furono trattati e fui ringraziato da John Elkann per averli acquistati, mettendo in condizione la Juve di fare cassa in un momento difficile»

Oggi chi soffierebbe alla Juve? «Dybala. Avrei tentato di prenderlo a tutti i costi, quando l’Inter lo ha trattato io stavo andando via. Ma ne toglierei più di uno ai bianconeri, Higuain è fantastico».

Possiamo affermare che oggi Juve-Inter è meno avvelenata rispetto agli anni di Calciopoli? «Direi di sì. Anche se poi le famiglie Agnelli e Moratti provavano a ricucire, in quei tempi calcisticamente era avvelenatissima».

Cosa è cambiato dopo Calciopoli? «E’ diversa la guida del calcio. Allora andava evidentemente in una certa direzione, c’era un controllo da parte di un gruppo e da chi aveva responsabilità ufficiali in questo mondo. C’era tutta una serie di ramificazioni. Dopo pian piano si è normalizzato tutto. Al di là del giudizio sulle persone, io penso che Tavecchio abbia fatto benissimo. Ha affrontato tutto cercando di portare qualcosa di nuovo, con le sue idee».

A proposito di cambiamenti, torniamo a Zhang: era stato lei a chiedere a Suning di vivere più a contatto con l’ambiente Inter. Aveva ragione... «Chi prende un club deve sempre stare vicino al gruppo, questo a prescindere dal fatto che la Proprietà sia italiana o straniera».

Thohir non lo ha fatto e lei più volte lo ha rimarcato... «Quello di Thohir è stato un passaggio. In parte è riuscito nel suo intento, in parte no. Lui voleva fare di più ma entro certe regole tutte sue, al contrario Suning ha intenzione di investire. E infatti la situazione è diversa».

Ora che l’Inter è tornata a vincere con continuità si è abituato a fare solo il tifoso o le manca il fatto di non essere dentro la società? «Mi sono abituato a fare il tifoso, anche se all’inizio non è stato facile, dopo tanti anni da presidente».

E’ finito il tempo delle grandi dinastie, come lo è stata la lunga era Moratti? «Dal punto di vista economico è normale che una famiglia non possa affrontare le cifre che mettono sul piatto i cinesi. Sotto l’aspetto gestionale non cambia nulla, quel che conta in una società è avere qualcuno che si prenda le responsabilità, i giocatori sentono la sua presenza. Per questo ripeto che oggi all’Inter è importante la figura della famiglia Zhang, padre e figlio. Persone con carattere gentile ma forte, che fanno quel che serve per andare bene».

A proposito di cinesi, se lei fosse un tifoso rossonero sarebbe preoccupato per la situazione attuale? «Finché c’è Berlusconi i milanisti possono stare tranquilli perché può sempre sterzare e riprendere in mano la situazione, se la trattativa in corso non dovesse concludersi. Ma è ormai talmente definita che mi auguro per loro che si concluda. Non do altri giudizi perché è già complicato seguirne una di squadra... (ride, ndr)».

Con lei c’era Mou lo ‘Special One’, ora si è passati al ‘Normal One’... «Sì ma Pioli è un ‘Normal One’ deciso, non un buono che lascia fare. Ha impressionato subito laProprietà anche per la sua concretezza, ha polso, ama la disciplina nel gruppo ed è una persona di carattere. Mi ricorda un po’ Ranieri, per discrezione e normalità. Un gran signore. Ha avuto delle grandi soddisfazioni facendo un’impresa che va anche oltre quella appena fatta da Federer... Il Leicester è stato uno schiaffo alla presunzione delle grandi squadre».

Se l’avessero interpellata su De Boer-Mancini, sarebbe andata a finire diversamente? «La cosa più giusta sarebbe stata chiudere a giugno con Mancini o tenerlo tutto l’anno. L’errore è stato trascinare qualcosa che prevedibilmente avrebbe portato a cambiare tecnico a pochi giorni dall’inizio del campionato, perché nel calcio le situazioni non si cristallizzano, al contrario si evolvono. Credo che Thohir avesse in mente di prendere De Boer dall’anno precedente e all’olandese non possiamo dare alcuna colpa: è stato messo in una pentola bollente e mandato via quando si stava raffreddando. E’ stato un pasticcio, risolto benissimo con l’arrivo di Pioli».

Vero che lei è un estimatore anche di Conte, pur essendo Antonio l’opposto di Pioli? «Ma i tecnici piacciono al di là del carattere, l’importante è che ti facciano vincere. Vedo il Chelsea e lui è il solito trascinatore. E’ bravissimo anche tatticamente».

Meglio Conte o Mourinho? «Be’ per Mourinho c’è grande riconoscenza. Ci sentiamo ancora e lui è affettuosissimo nei confronti miei e dell’Inter. Ne ha un grande ricordo, credo sia quanto di più bello gli sia accaduto in carriera. L’ha vissuta con passione ed è qualcosa che rimane».

C’è un giocatore che in questo momento l’affascina come fu per il suo pupillo Recoba? «Ho molta ammirazione per Icardi, ha un modo di giocare all’antica ma di grande potenza. Mi piace molto anche Joao Mario, ha uno stile molto bello ed elegante».

L’Inter, è pronta per accogliere un fenomeno come Messi? «Non posso conoscere le intenzioni e le opportunità che possono nascere dal mercato, ma certamente i nuovi proprietari non si tirerebbero minimamente indietro. Stanno lavorando sul core business, formando una squadra sia così forte da trascinare tutto il resto».

Se dovesse arrivare un successo allo Juventus Stadium si potrebbe pensare anche allo scudetto? «Be’, quando sei lì... Credo che già pensare oggi al secondo o terzo posto sia un anticipo sui tempi, con quel che è successo a inizio stagione, anche se non abbiamo vinto per colpi di fortuna. Non porrei un obiettivo così alto solo perché può sfasare questa marcia della squadra, arrivata in maniera molto umile. Il pareggio potrebbe essere un buon risultato, dovessimo vincere saremmo obbligati a pensare anche al primo posto...».

Vedrà la partita da casa... «Be’ una volta seguivo la squadra in trasferta a Torino. Ho smesso nel 1998...».

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