Salvini presenta il papello a Silvio. "Dieci punti, se non firma è fuori"

Il segretario leghista: "Mai servi di nessuno,ecco le condizioni per l’intesa. Al mio comizio di Milano ho invitato il candidato di Forza Italia, Stefano Parisi. A Milano l’alleanza per le comunali non si tocca. A Bologna, a Varese e a Grosseto neppure. Roma è un’altra cosa" di SANDRO NERI

Silvio Berlusconi e Matteo Salvini (Ansa)

Silvio Berlusconi e Matteo Salvini (Ansa)

Milano, 30 aprile 2016 - Il trattato di pace è un «papello» in dieci punti, per fondare «un progetto nuovo» di centrodestra, dopo la rottura con Forza Italia sulle comunali di Roma. «Ce l’ho qui in tasca», assicura Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord. «Chi lo firma è il benvenuto. Al di là delle vecchie categorie destra-sinistra, che non valgono più. Sto cercando di creare un’alternativa a Renzi: dal 3 per cento iniziale, la Lega è passata al 15. L’anno prossimo, ne sono sicuro, si voterà. E sono certo che ce la giocheremo direttamente con Renzi».

Il benvenuto vale anche per Silvio Berlusconi? «Soprattutto per lui. Spero di incontrarlo in questi giorni e di leggergli tutti i punti. Con la speranza che lui voglia essere della squadra. Purché sia chiaro un concetto: il centrodestra non deve essere servo di nessuno. La Lega ha già pagato il fio in passato e non vuole pagarlo un’altra volta».

Lei ha detto che Berlusconi è sotto ricatto di Renzi, lui nega. Vi siete sentiti? C’è stato un chiarimento dopo le sue dichiarazioni e lo strappo su Roma? «No, nessun contatto. Vediamo se riusciremo a incontrarci in questi giorni. Magari già domenica».

A che condizione? Che Berlusconi faccia un passo indietro sulla candidatura di Alfio Marchini? «No, non m’interessa che Berlusconi cambi idea un’altra volta. L’ha già fatto 13 volte, con la quattordicesima saremmo alle comiche. A Berlusconi riconosco di essere stato un grande imprenditore, un grande presidente nel calcio, un politico che vale dieci volte Renzi. Ma la coerenza vale più di tutto. E quindi guardo avanti. La foto di gruppo con Fini, Casini e Alfano non è quello che voglio fare per gli italiani».

Dicono che la cravatta che indossa è un regalo di Berlusconi. «Io non voglio rottamare Berlusconi. Non sono uno che rompe per carattere, anche se in tv sembro burbero. Faccio yoga, conto sempre fino a 5 prima di rispondere. Al mio comizio di Milano (oggi in piazza San Carlo, ndr) ho invitato il candidato di Forza Italia, Stefano Parisi. A Milano l’alleanza per le comunali non si tocca. A Bologna, a Varese e a Grosseto neppure. Roma, ormai, è un’altra cosa. Ma credo che la Meloni, che noi sosteniamo, arriverà tranquillamente al ballottaggio anche senza Berlusconi».

Quindi nessun effetto domino dopo il caso Roma? «No, ma dopo le elezioni, qualunque sia il risultato (e la Lega andrà certamente bene), ci sarà un progetto diverso e concreto che prescinde da chi guarda al passato. Sono europeista, Milano è Europa. Ma dobbiamo metterci d’accordo su dove inizia e dove finisce l’Europa».

È questo che chiede a Forza Italia? «Con Berlusconi dobbiamo metterci d’accordo sulla Turchia. Per noi deve stare fuori dall’Ue. Il problema non sono gli austriaci che blindano il confine. Siamo noi, il problema. E infatti a Bruxelles mi chiedono: ma che succede in Italia?».

Salvini, cosa c’è nel «papello » per rifondare il centrodestra? «L’abolizione della legge Fornero, una rivoluzione fiscale e burocratica a vantaggio delle imprese, un rapporto diverso con l’Europa che non ci deve dare ordini sulla grandezza delle vongole ma semmai direttive più eque, specie in politica estera. E poi regole diverse sull’immigrazione, la sicurezza, una Flat Tax al 15 per cento per tutti. Invito chi la pensa come noi a fare fronte comune. Sulla Fornero, una volta, io l’ho fatto persino con la Fiom...».

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