Il Salone del Mobile parla cinese: nel 2016 il debutto a Shanghai

L’export di design italiano verso Pechino chiude l’anno a 270 milioni

IN CAMPO Il presidente del Salone del Mobile Roberto Snaidero (Newpress)

IN CAMPO Il presidente del Salone del Mobile Roberto Snaidero (Newpress)

Milano, 18 dicembre 2019 - La premessa sta in un incrocio di numeri. Nel milione di milionari cinesi che già oggi vuole arredare casa con pezzi di design made in Italy, così come nei 340 milioni di connazionali che nel 2016, con un reddito medio annuo di 14.080 euro, come spiegano dalla Fondazione Italia-Cina, potranno allargare il raggio delle proprie spese, ma anche nelle quote di mercato che fanno dell’Italia il primo esportatore nel Paese di mezzo di divani, lampadari e mobili di legno, con quote in crescita anche quest’anno. Elementi che hanno puntellato il piano dei vertici del Salone del Mobile di Milano di sperimentare il debutto sulla piazza di Shanghai. La prima edizione della fiera dell’arredo andrà in scena dal 19 al 21 novembre 2016 tra le sale di ispirazione sovietica dello Shanghai exhibition center, un polo espositivo di fronte a via Nanjing, la Montenapoleone della metropoli asiatica. I vertici del Salone del Mobile hanno staccato un assegno di circa due milioni di euro per le attività di promozione dell’evento. Si lavora in tandem con Bologna Fiere, addentellata in Cina, sulla base di un accordo triennale al 2018. «Occuperemo tra i 4.000 e i 5.000 metri quadri – spiega l’amministratore delegato della manifestazione, Giovanni De Ponti –. Pensiamo di ospitare tra le 60 e le 80 imprese italiane, che avranno un allestimento libero».

L’ingresso alla fiera non sarà aperto a tutti, ma su inviti. Attraverso una società di diritto cinese, che gli organizzatori del Salone del Mobile hanno aperto per potersi muovere con più agilità al di là della grande Muraglia, saranno selezionati in tandem con l’Istituto del commercio estero gli operatori del settore che interessano alle aziende italiane. «Già da due-tre anni stiamo lavorando a incontri business to business con gruppi di 20-25 imprese», approfondisce il presidente del Salone, Roberto Snaidero. D’altronde, il volume dell’export di mobili italiani in Cina è in crescita. Tra gennaio e settembre di quest’anno Federlegno Arredo ha registrato un incremento del 19% e stima di chiudere il 2015 a quota 270 milioni di euro (233 milioni nel 2014). E se nel 2013, evidenziano dati della Fondazione Edison, l’Italia era il terzo esportatore di mobili al mondo, dietro alla Germania e alla Cina (quest’ultima con un valore-monstre di 84 miliardi di dollari legato alle produzioni a basso costo), «osservando la bilancia commerciale, che dà il polso della specializzazione – spiega l’economista Marco Fortis – l’Italia è seconda al mondo dopo la Cina». L’anno scorso il 63,5% dei divani in pelle importati dal Dragone era targato Belpaese, il 49% se si osserva l’andamento del commercio di divani in generale. Mentre scommette al tavolo cinese, Federlegno Arredo incassa il tracollo dei consumi in Russia, per via dell’embargo imposto dall’Unione europea. Al contrario i dati del terzo trimestre del 2015 evidenziano un risveglio dell’Italia, osserva Snaidero, «con una crescita del 2,6%».

luca.zorloni@ilgiorno.net

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